Percorsi di libertà condivisa Le autrici CLM a Portici di carta 2024
Scritto da Segreteria il 13 Ottobre 2024
di Elena Pineschi
I racconti e le foto che ogni anno le autrici inviano al Concorso diventano punti di contatto: tra le loro storie lontane e simili, a seconda del punto di vista, ma anche tra le loro emozioni e quelle di altre donne che si rapportano a loro volta con stereotipi o svalutazioni. Incontri come quello che si è svolto oggi, domenica 13 ottobre, a Portici di carta, presso le Gallerie d’Italia di Torino, sono quindi momenti per rispecchiarsi.
Lo hanno dimostrato Sonia Canu, vincitrice insieme a Man Azadam del Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e Marinella Dela Rosa, Premio Speciale Torino Film Festival, protagoniste di Impreviste: giovani autrici in cerca di libertà.
In apertura Marco Pautasso – Segretario generale del Salone del Libro di Torino – ha ricordato con piacere come l’incontro CLM sia ormai un’immancabile tradizione nell’ambito di questa iniziativa che trasforma i portici torinesi in una delle più grandi librerie a cielo aperto.
«Per me occasioni come questa» ha sottolineato Sonia Canu «sono fondamentali per incontrare altre culture, altri stili di vita, ma soprattutto per rendere consapevoli».
A volte per creare vicinanza basta solamente un foglio, come quello tenuto alto nella foto Parole libere con cui lei e Man Azadam hanno voluto rappresentare un messaggio potente che «riesce ad andare anche oltre la cornice dell’immagine».
Le due autrici si sono conosciute in ambito culturale e si sono subito riconosciute, ad un livello più alto: Sonia Canu ha confidato come per Man Azadam fosse molto difficile, al suo arrivo in Italia dall’Iran, fidarsi di lei, delle altre persone, della società stessa. Un percorso in cui capire come poter usare la propria creatività per esprimere, perfino per urlare, ciò che nel suo paese d’origine le era sempre stato negato.
Benché nata in Italia, anche Marinella Dela Rosa ha attraversato difficoltà analoghe: la sua è stata una presa di consapevolezza nei confronti delle aspettative genitoriali e culturali in cui lei non si è mai identificata, tra oriente e occidente.
Inizialmente la scrittura è stata «un modo per curare quelle parti della me bambina, gettata in mezzo alle incomprensioni,» ha raccontato, fino a diventare oggi una possibilità per «portare luce» anche alle sue coetanee e alle nuove generazioni.
Come ha concluso Daniela Finocchi, infatti, il Concorso vuole essere proprio un luogo di espressione, ma anche e soprattutto di conoscenza e di rappresentanza. «In un momento storico in cui le libertà femminili vengono limitate, rimesse in dubbio, è ancora oggi necessario non dare per scontato alcun diritto, affermando le proprie appartenenze e il proprio essere donne, riconoscendosi a vicenda».