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Leggere la pace Claudiléia Lemes Dias a “Cocktail d’arte e poesia”

Scritto da Segreteria il 30 Giugno 2025

di Claudiléia Lemes Dias

Il 27 giugno scorso a Villetta Social Lab, a Roma, c’è stata la presentazione della raccolta di poesie Il loro grido è la mia voce – poesie da Gaza, edito da Fazi Editore, e contenente testi di poetesse e poeti palestinesi impegnati, in questo momento, a sopravvivere assieme alle loro opere, scritte sotto le bombe lanciate dell’esercito israeliano o da una pioggia di proiettili che li raggiungono inaspettatamente, perché sparati a caso. Sono versi nati sotto il ronzio permanente dei droni, dei razzi e degli aerei di sorveglianza, sfuggiti alle torture all’interno di un carcere, dove autrici e autori possono conoscere l’isolamento per una parola tradotta male; versi che non si piegano alla fame, alle malattie, al lutto permanente; versi che sorvolano la folla affamata mentre sfidano la morte per un pezzo di pane o un chilo di farina, ma che si fermano e fissano, senza deviare gli occhi, quel che rimane di una bambina stesa sul marciapiede, perché resti viva nella memoria in forma di poesia. Nelle composizioni poetiche arrivate da Gaza, scrivono i curatori nell’Introduzione, «la morte non si trova in trincea ma attende al mercato, sui marciapiedi, cade dal cielo e irrompe nell’intimità domestica. Così, tra le loro pagine non troveremo soldati ma proiettili, non volti spietati ma bagliori di razzi: nella distruzione più totale anche l’immagine del nemico sembra disperdersi» (p.10).

Fanno parte della raccolta le poetesse Hend Joudah, Ni’ma Hassan, Dareen Tatour e Heba Abu Nada che, due giorni prima di morire, sotto un bombardamento israeliano, avvenuto il 20 ottobre 2023, così scrive:

Le nostre foto di famiglia: un sacco di brandelli, un mucchio di cenere,
cinque sudari avvolti l’uno accanto all’altro di dimensioni differenti.
Le foto di famiglia a Gaza non sono come tutte le altre.
Ma erano insieme, e insieme se ne sono andati.

Altre poesie appartengono ai poeti Yousef Elqedra, Ali Abukhattab, Marwan Makhoul, Yahya Ashour, Haidar al-Ghazali e Refat Alareer, professore di Letteratura Inglese, anch’egli ucciso dall’esercito israeliano il 6 dicembre 2023 assieme al fratello, la sorella, e quattro dei suoi nipotini. Suoi sono i versi che chiudono la raccolta. Parte del ricavato è destinato ad Emergency, per le attività di assistenza sanitaria a Gaza.

Alla fine della presentazione, inserita nell’ambito della rassegna Cocktail d’arte e poesia, ideata e curata dal poeta Cristiano Maria Carta, in collaborazione con il poeta Pino Blasone (curatore dell’antologia La terra più amata, voci della letteratura palestinese, ed. Manif) e Fabio Croce, per le Edizioni Croce, la poesia e la narrativa italiana ha accolto l’invito di unirsi alle voci palestinesi, per esprimere solidarietà e sostegno.

Come parte del Gruppo di Studio del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, come saggista e scrittrice, ho scelto la lettura del mio racconto L’età del fuoco, inserito nella raccolta Pagine di pace, curata da Daniela Finocchi e Luisa Ricaldone, edita da iacobellieditore. Ho ricordato che a Gaza oltre 377.000mila esseri umani sono stati uccisi, come riportati nello studio pubblicato il 1 giugno 2025 dal professore israeliano Yaakov Garb (Ben Gurion University di Negev) per Harvard Dataverse. Sebbene il racconto, sia ambientato nell’Amazzonia devastata dagli incendi, questo va incontro a ciò che ne rimane di Gaza. Da brasiliana non conosco la guerra, ma so cosa significa vedere interi territori rasi al suolo e le carcasse degli animali carbonizzati, in una smorfia di dolore. A Gaza, che non è soltanto una striscia di sabbia, ogni ecosistema è stato annientato: fauna, flora, campi coltivabili, ulivi secolari, vigneti… non resta più nulla. Il 95% del bestiame è stato ucciso sotto le bombe e che gli animali domestici, una volta sfuggiti alla barbarie vengono catturati e sacrificati per una decisione del Parlamento Israeliano, emanata il 13 dicembre 2024.

Commuovente e di grande impatto per i presenti l’intervento dell’autrice linguamadrina, nonché bravissima poetessa, Tiziana Colusso. «Il mio testo è stato ispirato da un volume pubblicato da Futura Editrice, dal titolo Palestina Israele. Parole di donne, che raccoglie interviste e testimonianze di donne palestinesi, a loro modo confortanti nello sconforto» ha chiarito. Le donne sfollate, per mancanza di acqua, di sapone e di assorbenti, esposte a virus, infezioni e malattie, che possono essere loro fatali, trovano spazio nei suoi versi, come per sublimare l’abbraccio accogliente e lo sguardo di comprensione che Tiziana avrebbe voluto rivolgerle, se solo fosse possibile raggiungerle nella «prigione più grande del mondo», secondo le parole del professore Ilan Pappé.

Oggetto di un poema di futura pubblicazione, che ha per oggetto il corpo femminile, ecco in esclusiva i suoi versi inediti, ringraziando l’autrice per la gentile concessione:

Nelle più segrete cavità del ventre
originario, senza il velo
di marsine, uniformi e distintivi
– un velo che copre l’anima –
scorre denso il sangue delle donne
sangue alchemico, matrice sacra
prima di ogni Babele delle lingue,
dei poteri, dei confini, sangue
più sacro del rubedo dei sapienti –
quello delle donne è l’unico sangue
che versato ritorna puntuale
scandendo i tempi della vita
l’unico sangue degno, fecondo
avverso a tutto ciò che è contrario
alla vita, e che non vale la pena
nominare, perché evoca dèmoni.

Hanno preso parte alla manifestazione anche le poetesse Sarina Aletta, Stefania Di Lino, Lauretta Liberati, Luciana Raggi e Gabriella Tupone, oltre ai poeti Ludovico Fulci, Giovanni Lauricella e Cristiano Maria Carta.