Gli incipit dei racconti vincitori X Edizione del Concorso Lingua Madre
Scritto da Segreteria il 24 Marzo 2015
Leggo il mio corpo nello specchio. Con i polpastrelli assaporo ogni pagina di me. Accarezzo la pelle; è sempre stato difficile definire il suo colore. Zucchero di canna, farina di crusca, la mia pelle è del colore speziato della terra. Quando nacqui, la Natura delle Cose mi disegnò in cima tracce di una memoria che solo mi avrebbe sfiorato. La chicha morada mi crebbe sul braccio come un’edera fiorita: è una bevanda andina, si prepara con i chicchi del mais rosso, chiodi di garofano e cannella per accentuare l’allegria dei commensali, un succo di limone per purificarsi dal passato. In italiano, alcuni la chiamano “voglia”.
DONNE FATTE DI MAIS E SPIGHE DI GRANO
Francesca Paola Casmiro Gallo
Perù
Primo Premio
Trieste, agosto 2009
Mio caro Viktor, ti scrivo oggi perché oggi sono capace di andare oltre me stessa. Ti scrivo per dirti che nessun sentimento è per sempre. Per sempre è ciò che abbiamo dato e che abbiamo ricevuto. Come le particelle dell’universo, queste cose tessono nel bene e nel male la nostra esistenza e nel bene, tu sei intessuto nella mia. Ti scrivo per dirti che non posso tornare a Sarajevo, io devo stare vicino al mare, capisci?! Ti scrivo ora, mio diletto, prima che questo istante mi sfugga dalle mani, prima che il buio ritorni. Prima che.
L’ASSEDIO
Sabina Gardovic
Bosnia ed Erzegovina
Secondo Premio (Premio Consulta Femminile Regionale del Piemonte)
Laggiù nella lontana africa durante le notti senza ombre nel cielo la luna si schiudeva dalla sua lontananza e si avvicinava a noi sulla terra. La sua rotondità perfetta risvegliava il calore del grembo materno, la sua cristallina luminosità ci affogava nell’incanto di una notte divenuta giorno grazie a quella luce fatale di inebriante malinconia. Con graziosa premura, lei seguiva il passo di ognuno di noi, vincendo da regina quale era il velo dell’oscurità. Si diceva che osservando attentamente le macchie scure che ricoprivano la sua superficie, si poteva notare la fisionomia di una donna che teneva legata a sé sulla schiena un bambino.
IL VOLTO DELLA LUNA
Nseki Aline Kabwiku
Repubblica Democratica del Congo
Terzo Premio
C’era tanta gente, ma vi ho visti subito. Avevate le stesse facce della foto. Appena vi ho visti, ho capito che quelle erano proprio le vostre facce, non quelle che sceglievate per le foto. Sorridevate davvero così, non vi eravate messi in posa per me.
E un po’ mi è dispiaciuto.
La prima volta che ti abbiamo visto avevi il viso coperto di sangue. E le mani anche, sporche, perché avevi provato a pulirti e invece avresti dovuto sporgerti in avanti e salvarti dalle macchie. Ma non vi insegnano queste cose? Lui e Lei superano velocemente la delusione e ti salutano con la mano. Non sei come si aspettavano, ma sei esattamente come ti immaginavo io. Ti avvicini, provi a sorriderci, ti do dei fiori spenti dall’afa pesante di luglio.
VODKA
Laura Grimaldi
Italia
Premio Sezione Speciale Donne Italiane
Madrepatria è il posto dove sei nato, ma io sento che la madrepatria è il posto dove sei cresciuto, dove abiti, dove trascorri i giorni dell’infanzia e dove sviluppi il tuo senso di capire le regole di questo mondo. Per questo sento che la mia madrepatria é l’Italia. Io sono nata a sud dell’Ucraina, ma da quando avevo cinque anni vivo in Italia e fino a pochi giorni fa non ero mai tornata nel mio paese; fino a quando ho ricevuto una strana lettera dai miei parenti, nella quale mi informavano che stavano per abbattere la casa dove aveva abitato mia mamma e al suo posto costruire un centro commerciale, ho così deciso di tornare.
LA MADREPATRIA
Olga Dzhulai
Ucraina
Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana
Traslata dall’arabo all’italiano, catapultata telefonicamente da un continente all’altro, che sapore ha la morte?
Tornavo da una serata fra amici in zona Ostiense la notte che, a Zouk Mkayel, morì Téta. La notizia arrivò l’indomani via cellulare, Libano-Italia in un secondo: ricordo la spossatezza di quelle ore, il silenzio sospeso, l’estraneità surreale, ma non ricordo dolore. Non subito. Ricordo quelle quattro lettere impresse in pancia come se si trattasse di un nome proprio, senza necessità di tradurle: Téta.
Téta, sei andata via e il freezer conserva ancora memoria dei cibi che hai cucinato ed impacchettato per me.
RICORDI CONGELATI
Leyla Khalil
Libano
Premio Speciale Slow Food-Terra Madre
Cara mamma!
Non so se questo Natale è stato il peggiore della nostra vita o il migliore, lascio giudicare a te.
Nella casa famiglia dove sono da sei mesi non mi manca nulla. Siamo sei ragazzi, e i nostri genitori temporanei sono favolosi, spero tanto di rimanerci a lungo. L’anno scorso nella famiglia di mio zio è stata una sofferenza continua, per il modo in cui mi trattavano. Ho trovato tanti pacchi sotto l’albero, ma i miei occhi cercavano una sola busta… con una calligrafia un po’ disastrosa (anche se non la conosco, ma provo ad immaginarla) dove poteva essere scritto: “Ti voglio bene, voglio bene a te e ai tuoi fratelli”. Beh, e come potevo illudermi? Non ricordo di averla mai sentita pronunciare quella parola.
CARA MAMMA
Amazona Hajdaraj Bashaj
Albania
Premio Speciale Torino Film Festival
Mia figlia cara,
il giorno in cui mi hai comunicato “Ho fatto domanda di adozione in Africa” sono stata pervasa da sentimenti di paura, gioia, rabbia, esaltazione…
Ho imparato da te che non devo interferire nelle tue scelte, sei una donna adulta ormai. Certo! Ma finche vivrò avrò voglia di ascoltarti. No, non voglio e forse non ho più niente da insegnarti, quella funzione è terminata da tempo. Vorrei però potere esprimere il mio punto di vista. Tu mi fai venire in mente una poesia che ho imparato in prima elementare: “Una mamma è come un albero grande che tutti i suoi frutti ti dà, per quanti gliene chiedi sempre uno ne troverà”. Tu non chiedi, comunichi ma poi mi vuoi muta. E invece io avrei voluto gridarti, gridarvi a te e a tuo marito: “Nooo, non fatelo, non adottate una creatura africana”.
MIA FIGLIA CARA
Maria Abbebu Viarengo
Etiopia
Premio Speciale Giuria Popolare