Con Legger_ezza Amal Oursana e Açelya Yönaç al festival cagliaritano
Scritto da Segreteria il 03 Dicembre 2023
di Anna Brotzu
Un viaggio tra le storie, vere e inventate, di autrici provenienti da varie regioni del mondo questo è Lingua Madre Duemilaventitré. Racconti di donne non più straniere in Italia, preziosa antologia a cura di Daniela Finocchi (Edizioni SEB27) presentata il 2 dicembre alle 17 nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari per un nuovo appuntamento sotto le insegne di Legger_ezza 2023 / Promozione della Lettura – V edizione a cura del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo e sostenuta sin dagli esordi dal Concorso Lingua Madre, partner ormai consolidato della manifestazione.
Voci femminili che narrano di tragedie e di guerre, di paura e fame, amarezza e disperazione, di ingiustizie e discriminazioni ma anche di speranze e di rinascita, così come di accoglienza e integrazione, della possibilità di sopravvivere all’orrore e al dolore, per riuscire, con coraggio e perfino con allegria, a reinventarsi una vita. Un affresco corale della società contemporanea, multiculturale e multietnica che acquista un duplice valore simbolico nel recupero della memoria e dell’identità attraverso la scrittura e l’uso di una lingua, spesso sconosciuta, in cui le autrici trovano finalmente le parole per dare forma ai pensieri e alle emozioni, per esprimersi e per comunicare, riuscendo così a inserirsi e sentirsi “a casa” anche nella loro nuova patria, terra d’approdo e d’elezione dopo tante faticose peripezie.
Una raccolta di testimonianze e di novelle da cui affiorano i ricordi personali e familiari, la cultura e le tradizioni, gli usi e i costumi, gli echi di una lingua perduta e ritrovata, insieme alla spensieratezza dell’infanzia e alle ferite dell’anima, alla fine dell’innocenza: Lingua Madre Duemilaventitré esprime fin nel sottotitolo un auspicio che è già (quasi) realtà, nel sottolineare il sentimento di appartenenza ma anche l’accettazione, senza pregiudizi e ingiustificati timori, e la solidarietà verso coloro che giungono da altre regioni del pianeta.
Protagoniste dell’incontro, coordinato da Marco Zurru – professore associato di Sociologia Economica presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Cagliari – due delle autrici: Amal Oursana (originaria del Marocco) che ha ottenuto il Premio della Giuria Popolare con Fatna e Rahhal e Açelya Yönaç (nata in Turchia), terza classificata alla XVIII edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre” con C’era una volta, Anatolia.
Ecco così, rispettivamente, il ritratto di una coppia emigrata in Italia, attraverso il lungo e difficile processo di integrazione, con le preoccupazioni per i figli e per il futuro, e la trama delicata e struggente intorno ai ricordi e ai sogni di una sposa bambina, tra i colori, i suoni e i paesaggi della sua terra, madre e matrigna.
Nei loro racconti emerge la ricchezza di sfaccettature che caratterizza l’antologia, in cui si accostano stili e registri differenti, storie spesso drammatiche ma trasfigurate a volte in una chiave onirica o fantastica, venata di lirismo. Un’opera corale che è anche una fotografia dell’Italia di oggi: in una civiltà globale le storie delle donne e degli uomini che abitano sui cinque continenti in qualche modo appartengono e toccano le corde del cuore di ciascuno, in base alla sensibilità e al grado di empatia; e porsi nella dimensione dell’ascolto e del rispetto – seppure immersi in un continuo e confuso flusso di informazioni discordanti come nella realtà “virtuale”, tra incitamenti all’odio – permette di rompere il muro del silenzio e dell’indifferenza e di riscoprire la propria umanità.
Una pluralità di voci per descrivere la complessità del presente. Uno sguardo femminile per indagare contesti differenti, un materiale narrativo eterogeneo, che riflette la personalità e il vissuto delle singole autrici: «chi si affida alla genealogia femminile, chi va in cerca di un’identità autentica, chi aspira al riscatto nella scuola, nel lavoro o nella libertà del proprio corpo», si legge nell’inroduzione. Tra le righe non mancano i rimandi all’attualità, all’atrocità delle guerre e alla ferocia dei regimi totalitari, con le parole delle donne dell’Europa dell’Est e le testimonianze dall’Iran e da vari paesi in cui i diritti civili vengono ignorati e calpestati. Una riflessione sulle migrazioni contemporanee come sul ruolo delle donne e sulla condizione femminile nella società, un’opportunità per capovolgere la prospettiva e provare a immedesimarsi nell’altro da sé, per rispecchiarsi nella percezione che stranieri e profughi hanno della civiltà occidentale, tra miraggi di ricchezza e desiderio di giustizia e libertà. Nelle storie raccontate, le autrici rivelano una parte di sé, del proprio passato, della propria educazione come della ribellione e delle aspirazioni per il futuro, in una sorta di ideale “sorellanza” ed «è come se ognuna di esse, a distanza di chilometri, riconoscendosi nei modi e nelle sensibilità comuni, tenesse insieme un’altra mappa del mondo».
Le foto precedenti sono a cura di Francesca Ardau.