Storie e tradizioni somale contro le diaspore Intervista a Rahma Nur
Scritto da Segreteria il 09 Agosto 2023
di Elena Pineschi
È stata un’estate ricca di presentazioni, incontri e letture per la poeta, insegnante e autrice CLM Rahma Nur, in occasione dell’uscita di Il figlio del sole e della tempesta per Oso Melero edizioni.
La casa editrice indipendente è specializzata in letteratura latinoamericana, caraibica e diasporica ed è diretta da Andreína Colón Savino.
Questa intervista a due racconta il percorso e gli obiettivi del libro rivolto a bambine/i e ragazze/i, da leggere nelle famiglie e nelle scuole.
La storia ha vinto il Concorso di racconti diasporici, indetto dalla casa editrice con Razzismo Brutta Storia e sostenuto da Giangiacomo Feltrinelli Editore e Librerie laFeltrinelli, per agire contro gli stereotipi e i luoghi comuni alla base di razzismo e discriminazioni.
La pubblicazione ha poi inaugurato Caribe, nuova collana dedicata alle diaspore che arricchiscono l’identità italiana.
Il protagonista è Hassan, un bambino somalo che rischia di essere portato via dagli integralisti. Accanto a lui la mamma e la nonna che gli trasmettono una tradizione orale necessaria e salvifica. Per proteggerlo lo faranno andare in Italia, nonostante sia il paese che ha colonizzato la Somalia e mantenga tutt’oggi le porte chiuse alla diaspora.
Le parole di Rahma Nur si fanno così portatrici di messaggi culturali e sociali, importanti fin dall’infanzia.
Lei è scrittrice e poeta, ma finora non si era mai sperimentata nella letteratura infantile: come è stato far rivivere l’immaginario culturale tradizionale della Somalia in questo nuovo ambito?
È vero, non mi ero mai cimentata direttamente a scrivere per l’infanzia, anche se quando mia figlia era più piccola, inventavo piccole storie di animali per lei ed era molto divertente e coinvolgente condurla in quei mondi. Erano tuttavia storie nate oralmente, che non mi soffermavo a mettere per iscritto.
La storia di Hassan è nata perché sentivo che era giunto il momento di raccontarla, di trasferire alcune cose che avevo visto, vissuto e ascoltato per narrare quello che molti non sanno. Spesso si sa come sono arrivate le persone che migrano qui, ma non si sa nulla della storia del paese dal quale provengono, della loro vita laggiù o di coloro che hanno dovuto lasciare.
Inoltre, mi sembrava importante offrire al lettore un piccolo assaggio della cultura somala, attraverso le favole e i racconti della nonna di Hassan, i suoi ricordi legati alla Somalia prima della guerra civile, nonché i profumi e i cibi originari.
Rispolverare questo immaginario culturale non è stato molto difficile perché mi appartiene, ha fatto parte della mia crescita e del mio legame con la mia famiglia e la mia terra di nascita: è stato come riprendere un filo interrotto.
Nella storia il protagonista prende coraggio dal patrimonio fiabesco somalo che gli trasmettono la mamma e la nonna. Ci può raccontare se è stato così anche per lei, nata a Mogadiscio e trasferitasi a Roma all’età di soli cinque anni?
Purtroppo io non ho avuto la fortuna di Hassan: a differenza sua, al mio arrivo qui c’è stato uno stacco immediato con la mia terra e anche con la mia famiglia, poiché sono stata quasi subito inserita in un ospedale per curarmi e poi da lì, ho passato anni e anni in istituti e collegi. Nonostante mi fossi ricongiunta con mia mamma che era già qui – e poi pian piano anche altri membri della famiglia siano venuti – sono stata sempre lontana da questi legami così importanti e ho perso subito la lingua e le tradizioni. Li ho recuperati molto tardi, dopo aver terminato le superiori ed essermi trovata a casa.
Da adulta ho potuto scoprire storie e usanze e ora che sono una signora di mezz’età capisco quanto siano importanti certi legami. Tuttavia non ho rimorsi perché non è stata una mia scelta aver vissuto come ho vissuto, solo una contingenza di eventi che però mi ha resa sensibile e attenta a certe sfumature e complessità della vita di ognuno.
Uno degli obiettivi di questo libro è anche raggiungere le scuole. Che valore ha e qual è l’importanza di trattare questi temi a partire dall’infanzia?
La storia di Hassan è una storia immaginifica, poetica e delicata, nonostante tratti temi forti come la fuga dalla guerra e dall’integralismo, l’allontanamento non voluto dalla propria famiglia: per questo può aiutare ragazze/i a riflettere su questi argomenti che a scuola spesso non si sa come affrontare. Penso anzi, che un libro del genere, non sia solo adatto alle/i giovani, ma che possa aiutare le e gli insegnanti a esaminare un argomento spesso ostico e difficile.
La sua professione di insegnante alla Scuola Primaria l’ha influenzata nell’ideazione di questa storia? Ci può parlare della sua visione di integrazione/discriminazione nel contesto scolastico?
Scrivere per l’infanzia credo sia una delle cose più complicate e non so ancora se ci sono riuscita. Non ho seguito un format, uno stile, ma il flusso interiore, la mia voce, la mia esperienza di vita e la mia poesia; in un secondo momento ho pensato a come poteva essere utile alle e agli insegnanti senza cadere nel pietismo e nei pregiudizi che spesso troviamo anche a scuola. Purtroppo non è facile superarli, rimangono attaccati a noi come l’edera sul muro.
Come insegnanti invece abbiamo il dovere di andare oltre e di considerare alunne/i nelle loro differenze e ricchezze: questo implica un grande lavoro prima su noi stessi – se non lo facciamo, creeremo sempre situazioni di disagio nelle/gli studenti.
Inoltre, credo che si debba andare oltre l’inte(g)razione, perché le aule scolastiche sono la seconda casa delle/i nostre/i alunne/i, il luogo dove appunto interagiscono tra loro e con noi; dobbiamo rendere la scuola un posto sicuro, dove ognuno possa esprimersi e raccontarsi senza paure.
L’editrice Andreína Colón Savino segue con passione tutti i libri e gli eventi, dando vita a un’editoria diversa, molto attiva e coraggiosa.
Oso Melero Edizioni, creata nel 2020 a Padova, è stata infatti concepita tra le speranze di alcuni amici migranti venezuelani affinché le opere letterarie latinoamericane e caraibiche potessero raggiungere bambine/i e adolescenti sia in italiano che in spagnolo.
Potrebbe spiegarci da dove nascono i vostri forti propositi?
La volontà di raccontare la diversità, le identità e di promuovere cultura mi accompagna sin da ragazzina. In Venezuela ho fatto la promotrice culturale nelle comunità svantaggiate e ho lavorato con i movimenti sociali: in quel periodo c’erano importanti politiche pubbliche in materia culturale che hanno reso possibile la creazione, per esempio, del Plan Revolucionario de la Lectura e della Misión Cultura, programmi per la democratizzazione del libro e della lettura. Si stimolava la lettura critica attraverso storie che ampliassero la comprensione della realtà sociale e svelassero altre versioni della storia che l’egemonia culturale ci aveva nascosto. Con quella esperienza abbiamo restituito il valore alle storie degli antenati, dei nostri popoli, le storie dei cultori popolari e dei cantastorie.
Invece con l’arrivo in Italia nel 2017, con la migrazione, ho sentito il bisogno di lottare contro pregiudizi e discriminazioni, contro il razzismo strutturale che non riconosce le identità, le potenzialità, le conoscenze, la storia e il valore delle persone. Anche nel contesto scolastico esiste il razzismo: l’etichettamento influisce sulla concezione che hanno non solo ragazze/i di sé ma tutta la comunità scolastica nei loro confronti.
Dalla sua testimonianza emerge che oggi, per una casa editrice e non solo, è necessario avere dei valori chiari. Come li esprimete, sia tramite i libri sia nella pratica delle tante proposte partecipative che curate?
Ho fondato la casa editrice per raccontare la diversità e per proporre altri soggetti perché manca molta rappresentazione nei libri scolastici e nella letteratura per l’infanzia. Basta dare un’occhiata in libreria per capirlo.
Oso Melero non è solo una casa editrice: abbiamo progettato una serie di laboratori per bambine/i ispirati all’educazione dialogica, alla filosofia e alla teologia della liberazione, alla pedagogia della tenerezza e della speranza e alla pedagogia degli oppressi del noto pedagogo brasiliano Paulo Freire. La nostra intenzione è promuovere la consapevolezza del mondo circostante, la partecipazione attiva e il protagonismo di bambine/i nel nostro mondo adultocentrico.
Con i nostri libri rispecchiamo i rapporti umani e familiari, i rapporti con la natura, il cibo, le lingue, i colori e i gusti; rappresentiamo la cultura e le identità di diversi paesi. Le nostre prime collane raccontavano l’America Latina e i Caraibi, successivamente abbiamo deciso di creare una collana per parlare delle diaspore presenti in Italia e in seguito abbiamo lanciato il citato Concorso di racconti diasporici. L’idea era quella di esporre l’esistenza di un collegamento tra l’Italia e molti altri paesi non europei, raccontando cosa c’entra l’Italia con il Venezuela, con il Brasile, con il Marocco, con la Somalia… Questa collana l’abbiamo nominata Caribe perché nei Caraibi, molti anni fa, popoli di tutto il mondo si sono uniti, non per scelta, ma quell’unione ha generato un’identità eterogenea e ricca. Così come nei Caraibi, tutte le diaspore presenti in questo paese non fanno che arricchire l’identità e i libri sono strumenti per testimoniarlo.
Queste alcune delle bellissime illustrazioni di Nadia Romero Marchesini che accompagnano e potenziano la narrazione.
Qui alcune foto delle presentazioni con Rahma Nur condivise sulla pagina Instagram di Oso Melero Edizioni.