Sguardi identitari Il CLM al Festival delle Migrazioni 2023
Scritto da Segreteria il 24 Settembre 2023
di Elena Pineschi
Diverse generazioni di donne in una collaborazione fruttuosa e continuativa: così nasce l’incontro a cura del Concorso Lingua Madre al Festival delle Migrazioni.
Giovedì 21 settembre 2023 le giovani autrici CLM e le attrici della compagnia teatrale LabPerm di Castaldo hanno proposto una riflessione sulle origini altre.
Gabriella Bordin, parte del Festival e regista di Almateatro, l’ha ricordato fin dall’apertura: «È ormai un appuntamento classico che riesce positivamente grazie ai punti di connessione tra queste realtà e all’ospitalità dell’Ufficio Pastorale Migranti – Arcidiocesi di Torino».
Non ha mancato di ringraziare anche Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso che mette al centro le autrici proprio per lasciare che sia la loro voce a riconoscere e rappresentare le loro appartenenze multiple.
Lo fanno con determinazione le ospiti vincitrici del XVIII CLM: Hasti Naddafi – Premio Speciale Slow Food Terra Madre – e Chiara Nifosì – Premio Sezione Speciale Donne Italiane – che nei loro testi traggono spunto da problematiche attuali, quali la situazione delle donne in Iran, per restituirne uno sguardo concreto e non edulcorato.
Lucrezia Bodinizzo, Marta Laneri e Natalia Sangiogio li hanno interpretati e arricchiti.
Hasti Naddafi ha spiegato infatti di come, figlia di iraniani, crescere in una piccola provincia abruzzese l’abbia fatta sentire diversa non soltanto a scuola o per strada ma fin dentro casa sua. Il suo intervento è stato un modo per porre l’attenzione non soltanto sui modelli culturali italiani, ma anche su quelli del proprio paese d’origine e sulle nuove dinamiche familiari che le persone con background migratorio sperimentano con i propri genitori o con i parenti lontani.
«Siamo state tacciate di essere straniere, anche quando magari non lo siamo mai state. La doppia identità è stata un mio cruccio fin da quando sono nata, ma anche questa visione è diventata limitante per me. Vorrei uscire dal binarismo dilagante in ogni ambito: ne discutiamo per le tematiche di genere, ma serve allontanarsi dall’identità stato-nazione».
L’associazione InMenteItaca di cui è rappresentante è stata per lei la possibilità di trovare un nuovo spazio di aggregazione, riconoscendosi forse in un legame che non sia né di sangue né di cultura.
A Torino Chiara Nifosì ha convissuto con ragazze e ragazzi dell’Iran avvicinandosi alla frustrazione, alla rabbia, fino a seguire da vicino le proteste: «All’inizio non sapevo che posizione potessi e volessi avere. Però sono stata anche grata di vedere questo processo da vicino: ho visto la forza e il coraggio, oltre alla paura e alla tristezza. Mi sono quindi chiesta come potessi stare loro vicina, senza pormi come bianca occidentale da salvatrice o con un atteggiamento paternalista. Nonostante i miei studi universitari e il mio impegno, mi rendo conto che metto in atto sempre degli automatismi nell’approccio con l’Altra/o. In ogni momento spetta a me interrogarmi, in quanto io Chiara, ma anche in quanto rappresentante di un mondo europeo».
Con una costante metariflessione ha poi sostenuto la lotta delle donne iraniane, oltre ad aver collaborato con realtà per l’inclusione di persone senza fissa dimora, per la promozione di un’educazione sessuale inclusiva: ha spiegato che ognuno può farlo a suo modo – lei ha trovato il suo nonostante la timidezza e la lontananza dallo stereotipo della donna potente e sicura di sé.
Le due autrici si sono quindi rispecchiate in atteggiamenti ed esperienze condivisibili – testimonianze dirette legate all’infanzia, al rapporto materno, a piccole sensibilità preziose.
Ecco alcune foto dell’incontro.