Luci e ombre Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez e Daniela Finocchi a “Donne 20/80+”
Scritto da Segreteria il 24 Ottobre 2025
Il 23 ottobre l’autrice CLM Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez e Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso, hanno partecipato al dialogo intergenerazionale del progetto Donne 20/80+ organizzato da SeNonOraQuando?Torino per far incontrare donne di età diverse. Uno scambio di esperienze tra chi, fuori dalla sfera privata, trova difficoltà a confrontarsi ed essere riconosciuta. Interpretate da cinque narratrici di decadi diverse, ecco quindi storie e ricordi che vengono sollecitate dallo stesso pretesto narrativo che questa volta era Luci e ombre. I racconti che cambiano con il passare degli anni e dell’esperienza possono arricchire tutte e tutti, questo è lo spirito del progetto che, dal 2023, ha coinvolto oltre 70 narratrici. I testi dei primi due anni sono raccolti nell’antologia Donne20/80+, generazioni di donne si raccontano, pubblicata da Golem edizioni.
Nell’area Talk di Flashback Habitat (“ecosistema per le culture contemporanee” in corso Giovanni Lanza 75 a Torino) si sono così confrontate cinque donne sul tema proposto con testi che traevano spunto dalla vita reale, senza ricorrere alla fantasia ma sfruttando ricordi, testimonianze, eventi, situazioni riconducibili a se stesse, alla propria storia, al proprio vissuto, senza dimenticare l’ironia.
Sul palco anche l’avvocata Natalia Montalenti, la drammaturga Margherita Mauro e Raffaella Perinetti editor Lattes Editori con cui il Concorso ha avviato una importante collaborazione che ha visto inserire i racconti e le fotografie realizzate dalle autrici CLM nei volumi della nuova antologia ATTRAVERSARE. L’arte di diventare grandi leggendo, dedicata alla scuola secondaria inferiore e unita a webinar gratuiti e percorsi formativi destinati alle e agli insegnanti per affrontare la “sfida” della diversità a scuola, per approfondire i temi connessi alla migrazione e alla complessità contemporanea.
Ginevra Pucci, della direzione Flashback Habitat, ha portato i saluti di questo centro d’arte indipendente: 20.000 mq di spazi – un tempo destinati a brefotrofio – ancora in corso di riqualificazione grazie all’azione rivivificante dell’arte e della cultura. Un luogo di ricerca e sperimentazione artistica – come si legge nel sito – dove verificare la responsabilità sociale di chi pratica e produce cultura, un ecosistema dove regna la mixité culturale, sociale e temporale, dove arte e vita sono strette in un binomio indissolubile.
A introdurre il tema dell’incontro è stata Laura Onofri, che ha sottolineato gli scopi del progetto e l’incessante ricerca di autenticità che le donne perseguono per arrivare alla costruzione di se stesse.
«A Sucre il sole ti sveste a mezzogiorno e io nuda mi rintano all’ombra dell’albero di avocado, che sempre più in alto si innalza, nel cortile celeste. La casa è avvolta dalle ombre dei miei antenati. Alcune mi seguono in ogni dove. Le ritrovo sempre dietro. Persino in Italia, persino a Torino. Mi trovano sempre, mi offrono riparo. Sono nate con me, nelle Ande settentrionali del Perù, quando la notte bacia l’alba. Sono più di mille. Ognuna di loro tiene al fresco ogni mio ardente pensiero. Quelle idee che non si raffreddano mai, perché sempre in movimento. Non si fermano. Corrono e percuotono la quiete glaciale dell’anima mia». Così ha esordito Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, continuando a tracciare il suo percorso di vita con poetica delicatezza. L’autrice ha raccolto le parole, i fatti, la memoria, il presente e ne ha fatto linguaggio per spostare l’asse distorto del mondo, quello che non ammette la diversità e la complessità dell’essere. Ha rievocato colori e profumi ancestrali, come ancestrale è il rapporto con la abuela, a cui si è ispirata per il suo romanzo d’esordio di prossima uscita. Le ombre non hanno smesso di tornare nella sua vita, come quella che sguscia dalla conialità, ma “il potere che cerca di dominare il desiderio” non le ha impedito di giungere al riconoscimento consapevole della propria omosessualità finché «la luce delle mie antenate ha illuminato la mia alterità e io ho scoperto la sua immensità».
La giovane Natalia Montalenti ha affrontato il tema “guardando all’ombra del padre” – noto docente e avvocato – che l’ha seguita da sempre nel voler raggiungere una propria autonomia e consapevolezza, muovendosi nello stesso ambito professionale, sino a trasformare l’imbarazzo in orgoglio e l’ombra in un mantello protettivo di solo affetto e riconoscenza. Così Margherita Mauro ha raccontato come è nata la sua passione per il teatro dove lo spegnersi delle luci fa scaturire dall’ombra la magia del racconto, sino a portarla – tra momenti di pausa e ritorno – dall’altra parte del sipario. Raffaella Perinetti ha invece delineato un ironico percorso di vita attraverso le scarpe, utilizzate «per dimostrare chi fossi o, più spesso, chi volessi essere»: dalle scarpe di vernice scelte dalla mamma ai tacchi sempre più alti, tra successi, fallimenti e dolori per concludere «io sono qui, nelle mie scarpe, finalmente: ballerine nere, a punta, affidabili, eleganti, pratiche. Con cui affrontare il meglio e il peggio che deve ancora venire».
Daniela Finocchi ha ricordato il suo incontro con il femminismo dove ebbe modo di ritrovare i valori che aveva sempre riconosciuto propri quali la relazione, la cura, la dipendenza fra esseri umani e fra esseri umani e non-umani, il modo di affrontare la vita e di viverne gli eventi avendo conferma che non erano sbagliati, ma differenti e proprio per questo degni, importanti, intelligenti, fonte di luce: «L’appartenenza e la frequentazione di questi gruppi mi proiettava in un ambiente noto, che riconoscevo come profondamente mio. Verso la libertà. Ho avuto molte madri, oltre quella biologica. E ne vado fiera. Un ambiente che ho cercato di ricreare con il progetto del Concorso Lingua Madre destinato alle donne migranti o con appartenenze multiple che ha compiuto vent’anni». Ma si è anche soffermata su episodi divertenti di fatti quotidiani dove le ombre si concretizzano anche in piccoli (ma poi non così piccoli) disturbanti fatti ricorrenti, come trovarsi nella situazione di doversi continuamente accreditare agli occhi dei maschi oppure subire commenti che lasciano attonite perché “davvero non ci si può credere”. Poi però c’è l’incontro con le giovani agli eventi pubblici o che si avvicinano al progetto Lingua Madre per via della Borsa di studio che viene attivata ogni anno e ha concluso: «Alcune – poche – sanno, altre sono ignare non per colpa loro ma perché il femminismo non è stato recepito dalla scuola, ma appena iniziamo a fare gli incontri di approfondimento e a leggere i testi, appena le metto in contatto con tutte quelle scrittrici, artiste, ribelli, visionarie che non conoscevano…si illuminano. E così, le ombre…scompaiono».
Le molte persone presenti in sala non hanno mancato di applaudire, spesso a scena aperta, le narratrici, intrattenendosi quindi insieme a loro e alle organizzatrici della serata anche al termine delle letture. Tra il pubblico anche Hasti Naddafi, vincitrice del Premio Speciale Slow Food-Terra Madre della XVIII edizione del Concorso.