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La vita dentro Un documentario sui laboratori CLM nel carcere di Torino

Scritto da Segreteria il 15 Febbraio 2008

Dai laboratori svolti dal Concorso Lingua Madre con le detenute nel Carcere Lorusso e Cutugno di Torino è nato un documentario. La vita dentro.Voci dal carcere (30’) questo il titolo di un racconto tutto al femminile, perché narra di donne – libere e non –  ed è girato da tre giovani giornaliste: Mariagiovanna Ferrante, Tiziana Mussano, Francesca Nacini.

Grazie alle attrezzature messe a disposizione dal Master in giornalismo di Torino, all’autorizzazione e alla collaborazione del Ministero della Giustizia ecco quindi svelarsi agli occhi di spettatori e spettatrici un’esperienza unica di scambio, relazione, conoscenza.

Il documentario nasce quindi quale felice coronamento di un articolato e lungo progetto,  che ha sortito ottimi risultati.

Le autrici CLM, infatti, si sono raccontate alle donne detenute e, insieme alle educatrici, hanno svolto un percorso di narrazione collettivo, che è poi confluito nella scrittura di un racconto corale.

La vita, le storie e le esperienze delle donne italiane e straniere si sono così mescolate a quelle delle detenute, integrandosi con le testimonianze delle educatrici per dare vita a un affresco al di là dei luoghi comuni, coinvolgente e intenso.

L’intento di “dare voce a chi spesso non ce l’ha, che persegue il Concorso Lingua Madre – come ha ricordato Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM – è tanto più importante in questo contesto, che ha messo a confronto differenze molteplici, offrendo una possibilità autentica di espressione e rappresentazione del sé”.

Tanti i momenti coinvolgenti che si sono susseguiti nel corso dei laboratori e che hanno spaziato dalla dissacrante ironia di autrici quali Vilma Morillo Leon, che ha partecipato in presenza, alla commozione più profonda. In particolare, il racconto di Herrety Kessiwaah, detenuta nel carcere di Trapani, ha suscitato grande emozione ma anche interesse: nonostante la sola licenza elementare ottenuta in Ghana l’autrice ha vinto il terzo premio del III Concorso Lingua Madre. Proprio nel carcere, infatti, si è dedicata al lavoro, allo studio e al volontariato; ha seguito diversi progetti (in particolare quello sulla legalità “Luca Crescente” in memoria di Falcone e Borsellino, culminato nella pièce teatrale Rita Atria), si è interessata di teatro, musicoterapia e narrazione.  Alla fine impossibile poi non stringersi in un abbraccio simbolico nel sentire che il sogno suo più grande rimane quello di tornare in Ghana e di “vivere serena con i sei figli” che non vede da cinque anni.

Ecco quindi donne libere, migranti, detenute, straniere, native, istruite e non, giovani e meno giovani entrare in relazione, ritrovarsi nel racconto delle altre, sentirsi meno “diverse”, meno “sbagliate” e realizzare in quel momento di avere anche loro il diritto di raccontarsi, di essere anche loro autorizzate al desiderio.