Dimmi che mi hai voluto Il nuovo romanzo di Alice Franceschini
Scritto da Segreteria il 27 Aprile 2020
Recensione di Daniela Finocchi
La capacità di porsi in relazione delle donne emerge con forza nel romanzo di Alice Franceschini Dimmi che mi hai voluto (Ed. LuoghInteriori). Un lungo racconto tratto da storie vere dove i luoghi della narrazione sono volutamente indefiniti non solo a protezione delle vere protagoniste, ma anche per sottolineare l’universalità dei temi trattati. Se l’intreccio degli eventi e i nomi sono frutto della fantasia, tutto si ispira a fatti realmente accaduti, raccontati da alcune volontarie di centri antiviolenza, come per esempio Tahmina Akter (che è autrice del Concorso Lingua Madre come la stessa scrittrice del volume).
Più che tracciare una galleria di personagge, il libro mette in evidenza percorsi di libertà e di emancipazione, che vanno a comporre identità in cammino, disegnando nuovi immaginari e nuovi simbolici.
Il concetto del materno, infatti, è imperniato, non solo sulla comprensione e sull’esperienza della maternità ma “sulla potenzialità di un nuovo simbolico che può essere offerto attraverso una relazione figlia-madre intesa a ridefinire il soggetto donna in sé, e non solo come “altro” oggettificato del soggetto maschile”, come scrive Patrizia Sambuco.
I destini di Sejuti, Antonella, Meghla, Giuditta, Noemi, Marta, Jhorna, Elisabetta si mescolano ridefinendo le vite di chi tra loro è stata “usata”, violata, rifiutata e di chi ha deciso di mettersi in ascolto.
“Ogni essere umano è immensamente amato da chi l’ha voluto”, si legge nel romanzo ed ecco emergere un pensiero fondamentale per la soggettivazione di una donna, che fa della madre il luogo d’origine. La potenza generatrice inscritta nel corpo delle donne, infatti, dona a madri e figlie reciproca visibilità in termini diversi rispetto alla cultura classica-patriarcale. La storia di queste donne è quella di una progressiva, inarrestabile rivelazione. Alla ricerca, quasi inconsapevole, di un nuovo ordine simbolico.