Contro la violenza sulle donne
Scritto da Segreteria il 25 Novembre 2011
Oggi è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1999. Il Concorso Lingua Madre vuole unirsi alle tante manifestazioni, organizzate in Italia e nel mondo, ricordando che il numero delle donne vittime di violenze supera ogni quattro anni quello delle vittime dell’olocausto. Ecco una delle testimonianze:
“Il mio destino mi ha fatto conoscere una persona del mio paese che pensavo fosse quella giusta…
…Mi ha aiutato ad ambientarmi in un paese europeo, mi ha fatto conoscere il suo aspetto migliore, donandomi gioia e serenità. La mia vita aveva un senso, ma il tutto è durato poco. La gioia si è tramutata in tristezza perché, dopo poco, quella stessa persona voleva che io facessi la vita della donna araba. Ero in libertà ma non ero libera. Cominciai ad avere paura, la nostra relazione è finita da quando sono in carcere per colpa sua. Sono qui senza nessuno che venga a trovarmi, la mia famiglia è lontana e sono triste per me”.
MI CHIAMO MOUNIA di Mounia Moussali [Marocco] – in Lingua Madre Duemilaundici-Racconti di donne straniere in Italia (Ed.SEB27)
Le violenze fisiche, sessuali e psicologiche che subiscono le donne sono le cause principali della mortalità femminile. Tra tutti i flagelli mondiali questo tipo di violenze è il più equamente ripartito: lo si trova in tutti i paesi, in tutti i continenti e presso tutti i gruppi sociali, economici, religiosi e culturali. Tant’è che le giuriste hanno stabilito di chiamare questa fattispecie di reati “femminicidio” per sottolinearne il carattere “trasversale” e la gravità mondiale.
Il fenomeno rappresenta anche un importante problema di salute pubblica. Alle aggressioni fisiche, che certo sono le più sanguinose, si devono aggiungere, infatti, quelle psicologiche: minacce, intimidazioni, brutalità sessuali e sono molti i casi in cui questi diversi tipi di aggressioni si sommano.
Il numero delle donne vittime di violenze supera ogni quattro anni quello delle vittime dell’olocausto.