Quando il cibo unisce Una cena letteraria con le autrici CLM
Scritto da Segreteria il 17 Maggio 2024
di Elena Pineschi
Udon e spaghetti al pomodoro; le pesche bianche del Giappone e quelle gialle dell’Italia. Sì, perché profumi, sapori e sentimenti si possono mischiare per riscoprirsi tra due culture: lo sa bene Sayaka Miyamoto, chef, giornalista di food e vincitrice del Premio Slow Food – Terra Madre alla XIX edizione CLM.
Nel suo percorso di vita e di migrazione, gli alimenti e la cucina sono diventati vera forza motrice, aprendole nuove possibilità di relazione e riflessione, sfuggendo alle categorizzazioni.
Possibilità che si sono aperte anche a tutti e tutte le partecipanti della cena letteraria in onore del Giappone che si è tenuta giovedì 16 maggio a Le Fonderie Ozanam, arricchita inoltre dalle letture delle altre autrici che hanno ricevuto Premi speciali: Marinella Dela Rosa, Maryame El Qabach, Man Azadam e Sonia Canu.
Uno spazio accogliente a tutti i livelli quello che ha ospitato la cena, sia per l’atmosfera di convivialità che si è creata sia per l’impegno sociale a monte. È stato Loris Passarella – presidente della cooperativa Le Fonderie Ozanam – a presentare le loro attività per la formazione e l’inserimento lavorativo di ragazzi e ragazze in situazioni difficili, di migranti e di persone con disabilità per accompagnarli in un vero percorso di riaffermazione personale e aggregativo. Ha sottolineato l’importanza di serate come queste, nate in particolare nell’ambito del progetto Youth & Food – Il cibo veicolo di inclusione curato con Slow Food, A.M.M.I., il Comune di Torino e in collaborazione con diverse realtà di Agrigento.
«Sono ragazzi e ragazze senza genitori, che hanno dovuto lasciare il loro territorio d’origine a 15-16 anni» ha spiegato Abderrahmane Amajou, responsabile dell’area migranti di Slow Food International. «Ragazzi quindi a cui manca un riferimento sociale ed educativo e questo progetto nasce in primis per coprire quel vuoto lasciato dai loro genitori, ma soprattutto per provare a creare attorno a loro una rete sociale. Il progetto stesso è diventato un elemento di famiglia nei loro confronti».
Queste cene aperte sono proprio uno dei fulcri di Youth & Food perché uniscono l’incontro e corsi culinari specifici per i/le giovani. Nel pomeriggio la chef Sayaka Miyamoto ha insegnato loro ricette tipiche giapponesi. Scambio di gusti e tradizioni, ma non solo, come ha raccontato: «È stato molto divertente, si vede che hanno davvero voglia di crescere. Hanno fatto tutto loro».
E il risultato è stato eccezionale: un menu ricercato e ricco di significati. Il cibo non può che essere infatti foriero di simboli e orizzonti linguistici come da anni dimostra la collaborazione di Slow Food con il Concorso Lingua Madre. Daniela Finocchi ha ricordato questo legame a doppio filo tra cibo, migrazioni, appartenenza femminile e scrittura.
Sono partite dal racconto di sé tutte le vincitrici del XIX presenti, leggendo ad alta voce i loro testi in modo diretto e toccante, testimoniando la loro volontà di non sottostare alle visioni dominanti, che siano patriarcali, razzializzanti, discriminatorie. Marinella Dela Rosa ha condiviso il suo diario di bambina e adolescente: tappe di presa di coscienza nella relazione col padre e nel comportamento a lei richiesto come figlia di domestici. Anche Maryame El Qabach ha riflettuto sulle norme imposte alle giovani dalla società, declinando però il tema dal punto di vista della bellezza: usanze tramandate di madre in figlia che tuttavia sottostanno a un colorismo non riconosciuto. Man Azadam e Sonia Canu hanno invece narrato un percorso di cittadinanza vissuto nelle pratiche per il permesso di soggiorno ma anche, in modo più privato, nella risignificazione della propria presenza di donna in Italia, lontano dalle imposizioni della Repubblica Islamica.
È stata infine Sayaka Miyamoto a concludere le letture, dando piena dimostrazione di quanto le appartenenze multiple siano per lei intrecciate tra cucina e scelte di vita concrete – dai frutti di stagione comprati al mercato e così diversi tra paesi agli udon mangiati nei momenti di difficoltà. Le persone in sala hanno potuto assaggiare il nucleo vivo di quei sentimenti grazie alle sue parole, al tempo e all’attenzione dedicata ai suoi piatti.