Sguardi di pace BookCity Milano 2024
Scritto da Segreteria il 13 Novembre 2024
di Elena Pineschi
Il rapporto con la nuova lingua, nell’esperienza migratoria, può essere un modo per coltivare uno sguardo di pace, per rivalutare la propria esperienza in ottica di risoluzione dei conflitti.
Conflitti intesi nel senso storico più ampio e conflitti personali. L’incontro in collaborazione tra l’Università degli studi di Milano e il Concorso Lingua Madre del 12 novembre si è mosso tra queste due prospettive, oltre che tra il passato e il presente.
BookCity Milano è da anni lo spazio per una riflessione condivisa che – come mostrano i Dipartimenti della Statale coinvolti – attiene agli studi linguistici, letterari e di mediazione. Il docente Giuseppe Sergio ha ricordato la cornice di questi 1600 eventi che nell’edizione 2024 si è concentrata sul tema Guerra e pace.
L’antologia Lingua Madre Duemilaventiquattro, edita da Seb27, non manca di rappresentare proprio le potenzialità pacificatrici della lingua e della migrazione vissuta in termini positivi, ha sottolineato Michela Dota, docente di lingua italiana per stranieri/e.
Per questo Daniela Finocchi, presentando il Concorso, ha messo in luce che «dietro alle, tante, singole storie di questi vent’anni, così come dietro alla grande Storia, c’è sempre anche una storia che tutte le unisce ed è quella delle donne». Donne che sempre hanno portato la loro differenza e hanno rifiutato la violenza maschile, della guerra e della sopraffazione.
Quello che le narrazioni femminili vanno cercando è una pacificazione interiore e relazionale – non solo in quanto donne e certamente non realizzabile solo dalle donne – ma un approccio alla complessità.
Un’esperienza quella della vincitrice CLM Maral Shams che lo dimostra: «La lingua è sempre stata un ponte per me. Un rapporto non sempre pacifico quello con l’italiano, piuttosto una sfida con luci e ombre, che tuttavia ha sicuramente tracciato un sentiero e mi ha permesso di entrare in relazione. Sono le mie relazioni, sono le mie amiche che mi hanno accolto e mi hanno permesso di amare anche in italiano». L’apprendimento alle primarie, le aspettative genitoriali, il lavoro di introspezione dell’età adulta: nel rispondere alle domande delle studenti presenti in classe, l’autrice ha ripercorso la sua ricerca di equilibrio e l’adattamento verso le responsabilità culturali e linguistiche.
«Ciò che gli uomini tendono a fare con la violenza, spesso in modo semplicistico, non è così per le donne, che costruiscono in modo molto più ampio la pace, sia nelle narrazioni che nella vita» ha concordato il professore Andrea Groppaldi, studioso di letteratura della migrazione. Per spiegarlo ha portato anche l’esempio di due affermate autrici della letteratura della migrazione – Igiaba Scego e Aminata Fofana – mostrando come la guerra si mescola per loro al linguaggio, al femminismo, all’affermazione del proprio corpo.
Dall’altra parte, tuttavia, non bisogna nemmeno ricadere nella concezione che vede le donne come oblative, martiri, o angeli dei combattenti; concezione che fa capo “al mito della femminilità e della maternità e al ruolo della complementarietà all’uomo, dunque poco incisivo, secondario e per nulla autonomo”. Sono parole della docente, giornalista e femminista Aida Ribero che nei suoi scritti approfondisce, tra le altre prospettive, anche quella della donna al tempo della resistenza, fornendone una lettura critica, lontana dai canoni. Con forza e intelligenza, saggio curato da Daniela Finocchi e Michela Marocco per Il Poligrafo, raccoglie alcuni di questi testi: sguardi dunque alle guerre e ai conflitti patriarcali passati, ma punti di vista che rimangono attuali tutt’oggi. Per Michela Marocco è proprio questo il desiderio di questo lavoro: offrire strumenti di rilettura critica che valgono anche per il presente. Perché «il femminismo ha cambiato e continua a cambiare le percezioni, dando alle donne una voce e quindi la capacità di autodeterminarsi anche nella prospettiva dei grandi eventi storici. Con il femminismo, come scrive la stessa Aida, le donne hanno preso in mano il proprio destino, escludendo ogni delega».
Un intento da un lato pacificante e, dall’altro, di rottura con gli ordini e i codici di sottomissione ed esclusione.
A concludere l’incontro la lettura del racconto di Shumian Huang, studente della Statale che ha partecipato alle scorse edizioni del Concorso. Ennesimo esempio di come la lingua e la determinazione femminile possano portare un cambiamento che tiene insieme le due dimensioni: il conflitto e la pace.