Le biografie delle vincitrici XIX edizione del Concorso Lingua Madre
Scritto da Segreteria il 26 Marzo 2024
BIOGRAFIE E MOTIVAZIONI PREMI VINCITRICI
XIX CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE LINGUA MADRE
Maral Shams nasce a Teheran, Iran, in un caldo maggio del 1984, da genitori iraniani. Inizia a leggere e scrivere presto, non per vocazione, ma per necessità di trasformare in parole i suoi mondi immaginari. Arriva in Italia con la famiglia nel 1990. Dedica la quasi totalità della sua formazione all’apprendimento delle lingue e si laurea in Traduzione e Interpretazione di Conferenza a Londra nel 2008. Attualmente vive a Milano dove lavora come docente, traduttrice e interprete.
Con il racconto Capolinea ha vinto il Primo Premio della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Il racconto si distingue per l’originalità del dettato, giocato su vari piani: la punteggiatura e il suo significato simbolico e burocratico, i nomi propri, cioè i nomina che segnalano e determinano l’appartenenza; così che il discorso si snoda rapido e contenutisticamente insolito, in territori lessicali e di senso diversi e intrecciati fra loro. Infine, per l’uso dell’ironia, che rende la narrazione arguta e paradossale. La protagonista decide di iniziare ad abitare per la prima volta la propria vita, lei che ha sempre abitato le persone e non ha mai avuto una casa, e si permette di essere provvisoria, di stare nell’oggi senza troppi proclami e propositi».
Shima Allahi nasce nel 1987 a Teheran. Si laurea in Iran in Traduzione dall’inglese al persiano, quindi consegue la laurea magistrale di Letteratura Inglese in India. Torna in Iran dove lavora come traduttrice e insegnante di inglese, arrivando a pubblicare dieci libri. Nel febbraio 2020, giunge in Italia e inizia a frequentare il corso di laurea magistrale in Relazione Internazionale all’Università degli Studi di Genova. Vive ad Asti con il marito ed è insegnante di inglese.
Con I piccoli tesori ha vinto il Secondo Premio della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Nel racconto l’intelligenza si coniuga con la tenerezza, dove gli oggetti del paese di origine dialogano con quelli del luogo d’approdo. Un interessante escamotage narrativo questo di porre al centro le cose della vita quotidiana. La loro presenza, il loro odore e colore producono emozioni, rinnovano la memoria di storie e persone del passato, rinviano agli affetti e alle vite di coloro che non ci sono più, con tutta la loro carica evocativa, simbolica e, nel caso in questione, pacificante. I sentimenti, con pudore, si mescolano insieme al “lessico familiare”; è la vita che continua, lo spazio e il tempo che si contraggono».
Simona Nicoleta Bogdan nasce in Romania quando il paese era sotto il regime comunista. Ama i libri fin da bambina, quando ancora non sapeva neanche leggere. Continua a farlo anche anni dopo, arrivando in Italia poco più che adolescente. Impara da autodidatta la lingua solo per poter leggere sempre nuovi libri. Libri che si trascina dietro in tutti i suoi traslochi. Dalla Sicilia a Milano, e poi a Padova.
Con Ritorno ha vinto il Terzo Premio della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Nonostante sia un tema ampiamente indagato, la narrazione è antiretorica e si distingue per la felice intuizione di spostare, rendendoli mobili, i punti di vista focalizzati sul nostos, il ritorno in patria, appunto, visto dall’io narrante, dalla figlia e dal loro giro di sguardi. È la linea femminile che predomina, mentre i componenti maschili della famiglia si muovono sullo sfondo, li intuiamo commossi ma incapaci di dimostrare i propri sentimenti. Si tratta di un racconto che coniuga commozione ed espressività, immediatezza e autenticità, sentimenti profondi e conoscenza di genere».
Giuliana Spadaro nasce a Roma, segue studi classici fino alla laurea in Lettere Moderne con indirizzo antropologico. È appassionata di arte, architettura, cosmogonie e mitologia. Consegue l’abilitazione di guida turistica e lavora nella capitale italiana, incontrando le persone più diverse, rispondendo alle più curiose domande, riconoscendo a ognuno il diritto alla propria cultura. I racconti che scrive nascono dalla fusione di antichi interessi e di esperienze quotidiane.
Con Parole straniere ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Il racconto evoca efficacemente il tema delle migrazioni e delle differenze, linguistiche e non, all’interno dell’Italia e dell’importanza del linguaggio quale fattore identitario. Continuare a sentirsi straniera in zone di confine aiuta a operare la decostruzione della centralità, facendo irrompere nel recinto della scrittura soggettività e autorialità impreviste. Il margine da spazio di esclusione viene così risignificato come spazio di libertà».
Man Azadam nasce a Teheran, Iran, nel 1993. Completati gli studi, a causa delle restrizioni del suo paese, decide di trasferirsi in Italia per poter esprimere la sua arte e sentirsi libera. Dopo la laurea al Politecnico di Milano prima e all’Università degli Studi di Torino poi, si inserisce lavorativamente nel settore museale e si impegna in numerosi progetti nel mondo del cinema e della cultura, ricevendo diversi riconoscimenti. L’arte, nelle sue diverse forme, è la sua chiave di comunicazione.
Sonia Canu nasce in Sardegna nel 1994 e durante gli studi classici ha modo di accrescere il suo interesse per i libri. Si trasferisce a Torino per frequentare la Facoltà di Management ed entra poi nell’ambito della gestione museale, ricoprendo diversi ruoli. Nel mentre perfeziona la sua formazione in comunicazione e copywriting e coltiva la passione per la lettura e la scrittura, che considera uno dei mezzi più potenti attraverso cui conoscere il mondo.
Le due autrici si conoscono nell’ambiente museale torinese, dove uniscono i rispettivi interessi e competenze per collaborare a diverse iniziative di diffusione artistica e culturale.
Il loro racconto Azad è stato selezionato per essere pubblicato nell’antologia Lingua Madre Diemilaventiquattro. Racconti di donne non più straniere in Italia (Edizioni SEB27), mentre la loro fotografia Parole libere ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Parole forti quelle che vediamo scritte su un foglio di carta che una mano protende verso il cielo. Parole scritte in due lingue, arabo e inglese, con il chiaro intento di rivolgersi a un ascolto internazionale, che non vogliamo definire pubblico quanto un’eco capace di riprodursi rimbalzando da un continente all’altro. Nell’ordine: woman, life, freedom – ossia donna, vita, libertà – tre sostantivi che vogliono sottolineare il ruolo della donna nel contesto contemporaneo, il suo diritto a vivere pienamente la propria appartenenza femminile, anzi ad affermarla come una plusvalenza, e la libertà che ne deriva. Mai come in questo periodo storico queste parole risuonano necessarie e attuali».
Sayaka Miyamoto nasce a Tokyo nel 1964. Laureata in letteratura inglese e con una carriera avviata nell’editoria, all’età di trentun anni, motivata da una passione ereditata dal padre, decide di intraprendere un percorso nello studio della cultura gastronomica in Italia. Quella che doveva essere una breve esperienza si trasforma in un’intera vita a Torino: ventisette anni, fino ad oggi, fatti di famiglia, crescita e difficoltà di chi vive lontano da casa, ogni giorno accompagnati dai piccoli piaceri della tavola.
Con La forza degli udon ha vinto il Premio Speciale Slow Food – Terra Madre della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Una storia reale e molto toccante che – senza banalizzare – inserisce pietanze, profumi e sapori nel racconto. L’autrice sfugge dalle categorizzazioni, sia sulle donne sia sul cibo: nel suo percorso di vita e di migrazione, gli alimenti e la cucina diventano vera forza motrice, aprendole nuove possibilità di relazione e riflessione. Gusti e sentimenti che si mischiano tra Giappone e Italia per riscoprirsi tra due culture».
Marinella Dela Rosa nasce a Torino nel 1998 da genitori filippini. Laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino, è oggi una copywriter. Il tema del proprio bagaglio culturale è da sempre al centro della sua riflessione verso la profonda conoscenza e scoperta di sé. Il suo obiettivo è quello di lavorare all’interno di un’ambiente multiculturale, in cui esista la concreta possibilità di aiutare ragazze e ragazzi come lei a raggiungere una maggiore inclusione sociale, imparando ad apprezzare e valorizzare la propria diversità.
Con Diario di bordo: tra l’Italia e le mie radici asiatiche ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la delicatezza e l’empatia con cui descrive i personaggi, per la capacità di districarsi in una parabola coraggiosa costruita con salti avanti e indietro nel tempo del racconto, ma soprattutto per il pudore con cui la scrittrice svela non solo i suoi sentimenti nascosti nei confronti di sé ma anche dei suoi genitori».
Maryame El Qabach, nata nel 1997 e di origini marocchine, è laureanda magistrale alla doppia laurea di Filologia Moderna presso l’Università “La Sapienza” di Roma e la “Sorbonne Université” di Parigi. Coltiva fin da piccola una fervida passione per la scrittura, esplorando sia la prosa sia la poesia. Appassionata di letteratura, si distingue per il suo impegno nel curare incontri tenuti dall’associazione culturale EquiLibri d’Oriente presso il Circolo dei lettori di Torino.
Con Oltre il colore della pelle ha vinto il Premio Speciale Giuria Popolare della XIX edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione «L’autrice descrive in modo autentico come sono vissute all’interno della sua famiglia le differenze sul colore della pelle, trasmettendo l’affetto che la lega alla madre ma anche la sofferenza nata dal colorismo più vieto, conseguenza del razzismo in un mondo che premia comunque la pelle più chiara rispetto a quella più scura. È una bambina che ama le regole ma che crescendo impara a rifiutare i modelli di bellezza codificati, che le hanno imposto fondotinta, protezioni solari e intrugli schiarenti. Una narrazione lieve e potente al tempo stesso. La difficoltà di diventare una donna consapevole al di là delle aspettative proprie ed altrui, al di là dei condizionamenti della cultura di origine e non solo».