Un grande cambiamento Linguaggi
Scritto da Segreteria il 23 Gennaio 2024
Donne che decidono di raccontarsi e scoprirsi in una lingua altra, svelando la parte più schietta e vulnerabile di se stesse. Una scelta che dà origine anche a infinite possibilità di sperimentazione. Racconti che testimoniano come reinventando la lingua si reinventa il mondo. Il desiderio di comunicare opera la trasformazione e risveglia le coscienze.
UN GRANDE CAMBIAMENTO
di Ibtissam Moussafir [Marocco] con le compagne della 2CAT dell’IIS “Russell-Moro-Guarini” di Torino: Lucia Paola Locci [Italia], Melania Mara [Italia], Denise Maria Muraru [Romania], Valentina Matilda Porta [Italia], Maria-Clara Serban [Romania]
Qualche mese fa è arrivata una nuova compagna tra di noi, è marocchina e sa molte lingue. Per noi è strano e, delle volte, difficile insegnarle l’italiano, per fortuna è una ragazza con tanta voglia di imparare ed è molto disponibile.
Ci siamo incontrate a casa sua dopo il suo caloroso invito. Entrate nella stanza, si percepiva un immenso odore d’incenso che, sin da subito, penetrava nelle narici. Su tutto il perimetro della stanza c’erano divanetti, stile panchine, e il pavimento era totalmente ricoperto da grandi tappeti: era tutto così colorato e dava una sensazione “esotica” e di sicurezza. In centro, si trovava un tavolino con su una teiera e dei bellissimi bicchierini, i “bicchierini da tè”. Il tè era quello tipico arabo, con un buonissimo gusto di menta che si espandeva in bocca. Ci è stato versato alla loro maniera, portando la teiera sempre più in alto e facendolo scendere con precisione all’interno del bicchierino.
Dopo questa squisita accoglienza, abbiamo iniziato a farle un po’ di domande per conoscerla meglio e capire come si stesse trovando, dato che sappiamo la difficoltà di cambiare casa, amicizie, scuola e molte altre cose.
Abbiamo cominciato con domande semplici, mescolando le diverse lingue che sappiamo per aiutarla a capire e farci capire, un po’ di francese, l’inglese e ovviamente l’italiano. Insomma un pot-pourri!
Melania e Maria-Clara sono partite con la domanda che ci siamo chiesti tutti noi compagni di classe: «Come ti immaginavi l’Italy? E come ti è sembrata for first impact?».
Soma, non è il suo vero nome, ma solo così riusciamo a pronunciare il suo, che è complicatissimo, ci ha risposto il più sinceramente possibile: «J’ai toujours l’impression que l’Italia est differente (lo ha detto in italiano, sorridendo) au Maroc en plusieurs choses. ‘Walakin fach jit kochi mbedel…’». Si è fermata e ha visto che noi eravamo perplesse, allora ha cercato di continuare in inglese: “The buildings, the houses, the schools… All is differente (lo ha ripetuto di nuovo in italiano) for me, maybe because I haven’t any idea about my new life here, but I changed my way of thinking. So it’s a good transformation in my life».
In pratica, abbiamo capito questo, aiutandoci col dizionario e facendo non poca fatica: “Ho sempre avuto l’impressione che l’Italia fosse molto diversa dal Marocco per tante cose, ma da quando l’ho visitata per la prima volta, la cosa che ho notato subito e che mi ha attratta sono stati gli edifici, le case, le scuole. Tutto è differente”. Chissà perché le è rimasta impressa proprio questa parola in italiano, visto che la ripete così spesso… Lo pensiamo senza dircelo.
Lucia, incuriosita, a quel punto ha chiesto: «Per gli edifici e le scuole? Per questo hai scelto this school?».
Soma ha spiegato in sostanza, sempre con il suo bellissimo pot-pourri di lingue, che il primo motivo che l’ha spinta a scegliere questa scuola è stato proprio questo, ma anche perché ci sono poche materie letterarie e preferisce quelle scientifiche; poi essendo una lingua difficile l’italiano, ha preferito scegliere qualcosa di più “pratico”.
Valentina non capiva e le ha fatto questa domanda: «Perché hai scelto di venire proprio qui in Italia e non, per esempio, in England or France, dove si parlano le lingue che sai?».
Soma ha risposto dicendo che, in primo luogo, considera l’Italia la sua second country “essendo che” (espressione torinese, scorretta in italiano, che però ha imparato subito, ovviamente) ogni holiday la passava qui e da subito si è trovata bene. Inoltre, la sua famiglia ha una proprietà qui e vuole completare i suoi studi e la sua vita in Italia.
Denise ha pensato allora al cambiamento che può causare un trasferimento così traumatico e le ha chiesto: «Cosa ti manca di più del Marocco?».
Soma le ha risposto: «Sincèrement, j’ai bien aimée ce changement de ma vie, mais ‘twahecht’ ma famille o ‘shabati medrassti qdima darna…kolchi’. Je dois dire que ça ne me pèse pas tellement car je sais qu’ici je pourrai faire ce que j’aime et je suis prête à rester ici malgré le manque, ‘twahecht’».
E noi abbiamo capito più o meno: “Onestamente, mi piace vivere qui, ma mi mancano la mia famiglia e i miei amici, però devo dire che non mi pesa così tanto, perché so che qui potrò fare quello che mi piace e sono disposta a restare qui, nonostante le mancanze sapendo che ne varrà la pena”.
Giada le ha chiesto a quel punto, sorseggiando quel tè dal sapore così particolare: «Come ti stai trovando a imparare l’italiano?».
Soma, con una faccia un po’ impaurita, ha risposto: «Apprendre une langue étrangère est difficile, vu que j’ai une grande difficulté à communiquer avec les gens. Really, I found this language a challenge for me because it’s new for me. Tout ce qui concerne la grammaire, le vocabulaire, l’orthographe, la prononciation, mais malgré tout je suis prête à l’apprendre».
Deve aver detto all’incirca questo: “Imparare una lingua straniera è difficile, quindi ho difficoltà nella comunicazione in italiano. È molto diversa dalle lingue che so ed è parecchio complicata, soprattutto la grammatica, però sono davvero disposta a impararla”.
Soma è ancora da poco qui in Italia, ma si sta impegnando parecchio e ciò sta cambiando la sua vita, noi speriamo in meglio, speriamo in un cambiamento positivo, in una svolta. Si sta ambientando e, pian piano, impara anche un po’ l’italiano, si impegna e cerca di riuscire a raggiungere il suo obiettivo.
Quel pomeriggio, Soma ci ha salutate con queste parole: «Chokran likom bezaf tchareft bi wojoudekom maaya, hadchi kikhalini ferhana hit ntoma sanad dyali. C’est-à-dire, je vous remercie infiniment, je suis fière de votre présence dans ma vie, vous êtes ma obligation».
Abbiamo capito il francese, ma soprattutto abbiamo apprezzato che prima ce l’avesse detto nella sua lingua, che prima o poi dovremmo imparare anche noi!
Il racconto Un grande cambiamento è pubblicato in Lingua Madre Duemilaventitré. Racconti di donne non più straniere in Italia (Edizioni SEB27).
La fotografia Sarah, dietro un sorriso è di Stella Agus, Rita Di Vito e Sarah Umoru [Italia e Nigeria] ed è stata selezionata per il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo alla XVIII Edizione del Concorso Lingua Madre.