Donne, cibo e letteratura migrante Il CLM a "Le donne della porta accanto"
Scritto da Segreteria il 11 Giugno 2021
Mercoledì 9 giugno alle ore 16.00 Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre, è stata ospite del podcast Le donne della porta accanto, progetto collettivo di giornalismo, e più in generale di scrittura, al femminile.
L’episodio, condotto da Alessia Casteni è stato dedicato a Feminism, la fiera dell’editoria delle donne di Roma, giunta alla sua quarta edizione e ha visto anche la partecipazione di Anna Maria Crispino, Giovanna Olivieri, Maria Palazzesi, Stefania Vulterini e Beatrice Gnassi.
Nel corso dell’intervista sono stati affrontati molti argomenti, partendo dai sedici anni di lavoro del CLM con la letteratura femminile migrante. In particolare sono stati approfonditi la chiave di lettura e i temi di Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari (Iacobellieditore), volume frutto del lavoro del Gruppo di studio del Concorso e curato da Daniela Finocchi e Luisa Ricaldone, sul legame donne e cibo nel panorama artistico e letterario femminile, che sarà presentato il 17 giugno prossimo proprio a Feminism4.
La riportiamo qui di seguito.
Daniela, tu sei ideatrice e responsabile del Concorso Letterario Lingua Madre, rivolto alle donne migranti o di origine straniera residenti in Italia con l’idea, come si legge nel vostro sito, di dare voce a chi non ce l’ha ma ha molto da dire. Il concorso esiste ormai da sedici anni, in questo tempo come è cambiato il processo di riappropriazione della propria voce da parte delle donne? E dall’altra parte quanto la società è diventata più, o meno, aperta ad ascoltare queste voci?
Uno dei tratti principali della cosiddetta «seconda metamorfosi» italiana è costituito dalla presenza numerosa e attiva di nuove e nuovi cittadini che – pur nella diversità di provenienze, culture e linguaggi – hanno assunto ruoli, comportamenti e percorsi di vita non dissimili da quelli degli italiani. Quindi il termine “straniera/o” diventa sempre meno idoneo a qualificare una presenza così radicata e crescente. Inoltre, sempre più forte è la presenza femminile. In Italia il 52% dei migranti è femmina e sempre di più le donne migrano da sole e come capofamiglia. I racconti e le immagini delle autrici raccolti dal CLM in questi anni, mostrano con chiarezza la necessità imprescindibile di uno sguardo sessuato alle migrazioni contemporanee: perché le donne ne sono protagoniste e anche migrando cambiano il mondo.
per tutte le donne straniere importante punto di incontro e di scambio rimangono le altre donne. Proprio in quest’ottica si pone il Concorso Lingua Madre, che esalta il valore della relazione fra donne incoraggiando la collaborazione nel raccontare e scrivere le proprie storie.
Così la condivisione di un momento letterario, porta alla piena scoperta e consapevolezza del proprio sé femminile. L’urgenza del racconto, il desiderio di comunicare operano la trasformazione, che è sicuramente uno degli aspetti più rilevanti. Carolyn G. Heilbrun scrive “Credo che le donne arrivino alla scrittura insieme alla creazione di se stesse”.
Ecco, la narrazione, strettamente connessa al processo di “ricostruzione” del sé femminile, diviene, per tutte le donne di qualsiasi parte del mondo, uno strumento indispensabile per pensarsi e rappresentarsi al di fuori degli stereotipi. Ma anche uno strumento per riconoscere e ricostruire una propria e autentica genealogia, per riappacificarsi con le proprie origini e la propria identità culturale. Per tutti gli altri queste scritture sono un’opportunità di ascolto che viene colta molto più di quanto non emerga dalle cronache quotidiane.
Nel libro Generi alimentari. Cibo, donne e nuovi immaginari edito da Iacobelli, che presenterete a “Feminism”, tu e Luisa Ricaldone ripercorrete il percorso del legame tra donne e cibo, una relazione molto stretta fin dall’inizio della storia umana, ma ora sempre meno visibile, date anche le preponderanti figure maschili di chef che invadono i media. Insieme ad altri saperi anche la cucina è stata strappata dalle mani delle donne, o meglio è stata loro tolta la parte della spettacolarizzazione, dal momento che nella vita quotidiana sono ancora le donne che per la maggior parte si occupano dei compiti domestici come cucinare. Come siamo arrivati a questo?
Lidia Bastianich, cuoca e scrittrice molto prima del figlio Joe (chef e star televisiva di famosi programmi a tema), ha detto a questo proposito in un’intervista testuali parole: “Gli uomini hanno preso una professione delle donne e hanno sistemato tutto: capo, sottocapo, perché tengono al potere. Alle cuoche che mi vedono come una donna di successo dico: non pensate come gli uomini, ce la farete. Certo è faticoso. Devi organizzarti, ma lo sappiamo fare.”
Infatti la conoscenza della natura, delle pratiche di cura e di nutrimento appartiene alle donne ed ha aiutato da sempre il genere umano a sostenersi in ogni angolo della terra. Attraverso il cibo passano non solo gli elementi nutritivi necessari per la sopravvivenza ma anche ricordi, dissidi, tradizioni. Il cibo è un linguaggio. E poi la dominazione delle donne e della natura è collegata in molti sensi: storicamente, materialmente, culturalmente. Nella scrittura e nell’arte emergono così le modalità alternative che le donne adottano per vivere il e nel mondo ed è questo che abbiamo voluto esplorare.
Abbiamo notato che a parlare del rapporto cibo-donne sono sempre discipline come la storia, la sociologia, l’etnologia, ma tutto il mondo dell’immaginario quale letteratura, arte figurativa, serie televisive e cinema è escluso da questo discorso: in Generi alimentari, senza la pretesa di colmare tutte le lacune di questo ampio argomento, abbiamo cercato di dare alcuni spunti di approfondimento per mettere in evidenza come il rapporto donne, cibo e immaginario artistico – che dovrebbe essere privilegiato – in realtà fino ad ora sia passato in secondo piano.
Invece dall’ambiente domestico all’ecologia, nelle scritture delle donne il cibo assume una valenza che è segnale di qualcosa di nuovo. E questo approccio differente – con Luisa Ricaldone – abbiamo voluto rifletterlo anche della composizione stessa del volume. Così, ci sono i saggi delle studiose – provenienti da discipline diverse – che esplorano questo cambiamento, che segna il passaggio dalla visione patriarcale della supposta “vocazione” delle donne per la cucina a una modalità che imprime la traccia di un ordine simbolico altro. Ma a questi saggi si affiancano anche un testo e tre racconti originali di autrici straniere che scrivono in italiano e che negli anni sono risultate vincitrici al Concorso Lingua Madre. Un invito quindi a ripensare e a ragionare su questi temi, soffermandosi sulle trasformazioni della soggettività e del pensiero delle donne nella nostra contemporaneità.
Se da un lato c’è un forte legame tra donne e cibo nell’aspetto del cucinare e preparare gli alimenti per la famiglia, la società moderna e il mito della bellezza hanno anche dato vita ad un rapporto conflittuale tra cibo e donne, quando esse si pongono come consumatrici. Come si colloca questo aspetto nell’evoluzione storica del rapporto tra le donne e gli alimenti?
Le autrici di Lingua Madre testimoniano come l’oblio della nostra dipendenza dalla natura, dall’aria, dall’acqua e dall’amore abbia origine nel disprezzo dell’opera femminile di mettere al mondo e di provvedere quotidianamente ai bisogni materiali e affettivi della vita. Basti pensare al crescente divario, in tema di cibo, tra paesi industrializzati e non. Ecco la grande offerta di cibo nei paesi industriali, che intorno a esso costruisce un universo simbolico che non si ferma ai consumi ma che travolge e modifica l’immagine di donne e uomini in ogni fascia di età. Mentre – di contro – la riduzione del livello di fame nei paesi in via di sviluppo è ben lontano dal suo raggiungimento.
In questo ritratto le donne vivono la condizione peggiore: sfruttate lavorativamente, discriminate nell’accesso al cibo in alcune società, modello simbolico “oggettivato” del desiderio sessuale che veicolano i media, associandole costantemente a oggetto mangiabile, appetibile (è il caso di dirlo) ma che non deve eccedere a sua volta nel mangiare. E al contempo motore dello sviluppo sostenibile e da sempre responsabili del lavoro di cura, sino a pagare le peggiori conseguenze nell’ambito, per esempio, della migrazione originata dai cambiamenti climatici, perché, comunque, sono le donne le responsabili degli approvvigionamenti e del carico familiare.
Se ci si sposta dalla sfera pubblica a quella privata, ecco nelle società occidentali i disturbi legati all’alimentazione che mostrano spesso la fragilità dei rapporti familiari; nei sud del mondo invece l’obesità sta diventando un problema sociale dai costi sanitari insostenibili (perché come sappiamo il problema spesso non è più la mancanza di cibo ma la pessima qualità , che spinge sul bisogno di consumi non necessari anche per chi vive sotto la soglia di povertà).
Insomma, intorno al cibo si scatenano conflitti nuovi e vecchi sul piano pubblico e privato, che siamo ben lungi dall’aver risolto ma nemmeno indagato a fondo.
Per questo i “nuovi Immaginari delle donne” di cui scriviamo nel libro assumono un’importanza fondamentale per metterci al riparo da distorsioni e pregiudizi e per arrivare a proporre uno sviluppo sostenibile al mondo.