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La Carta di Roma: interazioni tra media, stakeholders, donne migranti Seminario di aggiornamento per giornaliste/i 2021

Scritto da Segreteria il 03 Febbraio 2021

Martedì 2 febbraio il Concorso Lingua Madre ha preso parte al seminario di aggiornamento per giornaliste e giornalisti “La Carta di Roma: interazioni tra media, stakeholders, donne migranti“. Organizzato insieme all’Ufficio per la Pastorale dei Migranti – Arcidiocesi di Torino, CPO-Associazione Stampa SubalpinaGIULIA (GIornaliste Unite LIbere Autonome), il seminario, svoltosi online grazie al coordinamento dell’Associazione Stampa Subalpina, ha riscontrato una grande partecipazione, andando ad occupare in pochi giorni il numero di presenze massime richiesto.

Relatrici e relatore dell’incontro Stefanella Campana, rappresentante rete GIULIA Giornaliste e CPO Associazione Stampa Subalpina, Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre, Ana Cecilia Ponce Paredes, Associazione ASDC Perù e autrice CLM, Marcella Rodino, giornalista Ufficio Pastorale Migranti di Torino, e Simone Varisco, Fondazione Migrantes.

L’incontro è stato introdotto da Stefanella Campana che ha sottolineato quanto il lavoro di giornaliste e giornalisti debba essere dettato da un grande “rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati”. «Dobbiamo sincerarci che il nostro lavoro non danneggi o metta in pericolo migranti, rifugiati, richiedenti asilo – ha proseguito Campana – La migrazione è da sempre stata usata come propaganda, un tema solo apparentemente scomparso dai giornali, lasciando il posto all’immagine del migrante come “untore” durante la pandemia che ancora stiamo vivendo». Ha quindi illustrato la Carta di Roma, redatta sin dal 2008 dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti, congiuntamente con la FNSI (il sindacato dei giornalisti), e successivamente aggiornata, che è nata proprio per tutelare il rispetto della verità dei fatti: un protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Scopo della Carta, infatti, è fornire le linee guida per il trattamento delle informazioni concernenti appunto questi soggetti, secondo principi di tutela e correttezza non solo formale ma anche giuridica.

Simone Varisco è entrato nel merito del tema del seminario, analizzando i dati raccolti dal XXIX Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes 2020. «Emerge quanto siamo lontani da quelle cifre di “invasione” cui ci ha abituato certa propaganda politica. Il 50% dei fenomeni migratori coinvolgono infatti i nati in Europa, si tratta quindi di una migrazione interna che spesso viene sottovalutata» ha commentato Varisco. L’intervento ha fornito dati dettagliati riguardo vari ambiti, evidenziando come essi siano assai lontani da quelli realmente percepiti dalla popolazione italiana. In 50 anni, infatti, il numero di immigrati nel mondo è quasi quadruplicato, ma i principali paesi di destinazione sono Stati Uniti, Arabia Saudita e Russia. In Europa, invece, oltre il 50% del totale dei migranti internazionali è nato nei confini europei. I migranti non europei, tra il 2015 e il 2019, sono aumentati complessivamente di soli 3 milioni circa. Il paese con il maggior numero di cittadini stranieri residenti è la Germania (con 13 milioni), seguita da Regno Unito e Francia. L’Italia arriva dopo la Spagna con circa 5 milioni di presenze in cinque anni. Sono quindi stati analizzati il mercato del lavoro, la scuola e l’università, la giustizia, la salute, senza dimenticare l’emergenza Covid-19. Particolarmente significativi i dati relativi ai reati. Infatti, solo lo 0,39 per cento dei cittadini stranieri presenti in Italia regolarmente è detenuto. Un dato che potrebbe ulteriormente diminuire – scendendo allo 0,36 – se alle presenze si potessero aggiungere quanti invece si trovano sul territorio nazionale in una posizione irregolare. Nel 2019 i condannati in via definitiva stranieri sono stati solo il 31,4% del totale dei detenuti condannati. Emblematico è, infine, il dato della detenzione per violazione della legge sugli stupefacenti: il 62,6% è costituito da cittadini italiani, mentre, contrariamente al sentire comune, solo il 37,4% dei detenuti è di cittadinanza straniera. I cittadini stranieri, piuttosto, sono fra le principali vittime di reati collegati a discriminazione.

La parola è quindi passata a Marcella Rodino che ha esordito presentando il progetto Bibliobabel organizzato con tre biblioteche della cintura di Torino e al quale parteciperà anche il Concorso Lingua Madre insieme ad alcune autrici. «In questo percorso di formazione cerchiamo di dare voce alle e agli straniere/i che stanno contribuendo, lavorando, alla nostra cultura. Le seconde generazioni approdano finalmente anche nel mondo editoriale, accrescendo la stessa lingua italiana». Rodino ha quindi presentato i due Rapporti Migrantes Italiani nel mondo e Diritto d’asilo, di cui ha specificato: «il Rapporto fotografa un mondo colpito dalla pandemia. Nonostante questo, il flusso di persone che hanno dovuto lasciare la propria casa è aumentato, si tratta di persone sradicate in modo forzato, di cui la grande maggioranza rimane nel proprio Paese e solo una piccola parte si allontana dalla propria area geografica».

Daniela Finocchi ha presentato il Concorso Lingua Madre e i suoi 16 anni di lavoro sulla letteratura migrante femminile, spiegando come il progetto sia nato dall’urgenza di dare voce a chi normalmente non ce l’ha, per offrire uno spazio di condivisione e possibilità, un luogo autentico di espressione e rappresentazione del sé alle donne migranti o di origine straniera. «Quello che non si nomina non esiste» ha puntualizzato Finocchi, sottolinenando la necessità di mettere in atto un linguaggio che rispetti la differenza sessuale, attuando quelle che sono le regole grammaticali per altro già esistenti nella lingua italiana, senza pensare che siano solo mere questioni formali, perché la forma è sostanza. L’invito è stato quello di ripartire dal linguaggio, che è strumento fondamentale per nominare noi stesse/i e il mondo, ed è dotato di grande potere. La mancanza di rispetto si accentua nei confronti delle donne migranti, è stato detto, che nell’ambito della migrazione vengono discriminate due volte: in quanto donne e in quanto migranti. Non bisogna dimenticare, infatti, che le donne migranti sono esposte a gravi rischi, tra cui lo sfruttamento sessuale, la tratta, la violenza; che le donne non smettono di rimanere incinte quando sono in movimento e che donne e ragazze migranti hanno maggiori probabilità di dover affrontare problemi di salute, sia in transito sia nei Paesi di approdo. «Una realtà che necessita di una lettura diversa da quella tradizionale, diversa da quella dell’analisi storica accademica classica – ha aggiunto Daniela Finocchi – una realtà che mostra con chiarezza la necessità imprescindibile di uno sguardo sessuato alle migrazioni contemporanee: perché le donne ne sono protagoniste e perché, anche migrando, le donne cambiano il mondo».  Il modo migliore e più semplice per contrastare il dilagante clima attuale di tensione, di violenza, di razzismo – ha quindi concluso – sarebbe quello di raccontare (e questo dovrebbe essere compito di giornaliste e giornalisti) le tante realtà positive che esistono, come il CLM ma non solo, e che restituiscono un’altra realtà, un’altra Italia che si mette in relazione e regala nuovi immaginari. Un modo per diffondere speranza, che non manca mai nei racconti e nelle vite delle migranti, insieme alla fiducia, che occorrerebbe condividere e che gioverebbe a tutte e tutti.

Ana Cecilia Ponce Paredes ha quindi rimarcato i concetti precedentemente esposti, portando ad esempio la sua personale esperienza di donna peruviana migrante. «Sono grata al Concorso per aver avuto la possibilità di diffondere la mia voce – ha esordito Ponce Paredes, per poi proseguire – anche se ho la cittadinanza italiana non mi sento riconosciuta in questo Paese. Per me, laureata e docente già in Perù, in Italia ci sono state poche possibilità, al mio arrivo mi sono dedicata molto al volontariato e ai lavori di cura ma mi rendo conto di aver lavorato per le mie figlie, la mia soddisfazione personale è ancora lontana». Ha poi continuato: «ormai i media sembrano diffondere solo cronaca, e troppo spesso sono notizie terribili e scoraggianti, ho smesso da tempo di seguire con costanza l’informazione tradizionale. Mi auguro che si torni a un giornalismo che possa valorizzare le persone, che possa dare risalto alle importanti risorse che tutte e tutti noi abbiamo da condividere» ha concluso l’autrice.

Al termine degli interventi Stefanella Campana ha aperto il dialogo con le giornaliste e giornalisti collegati, che hanno avuto modo di approfondire i temi trattati dal seminario con numerose domande, una discussione libera ed edificante, carica di commenti, scambi e ringraziamenti.

 

Qui potete leggere anche l’articolo pubblicato dall’Ufficio per la Pastorale dei Migranti di Torino.

 

La fotografia “Imagenes de Paso” di Rosa Elvira Celorio Campana (Ecuador) fa parte delle fotografie selezionate dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la VI Edizione del Concorso Lingua Madre.