Coronavirus: e le donne?

Il sentimento Il contributo di Zhanna Stankovych

Scritto da Segreteria il 22 Giugno 2020

Coronavirus: e le donne?
Continuano le risposte all’invito a riflettere sul tema lanciato nei giorni scorsi dal CLM. Ecco i contributi  dall’autrice CLM Zhanna Stankovych, che ha commentato il tema con un testo e una fotografia.

Il sentimento

Davanti al semaforo, normalmente. Come nulla fosse successo in questi tre mesi, apparentemente.
Come non avessimo baciato lo schermo del computer, perché solo lì dentro potevamo vedere i nostri figli.
Che a diciotto anni si sentivano derubati dei migliori anni della loro vita, e noi che dicevamo: Smettila, che sciocchezze,  hai tutta la vita davanti, e chissà quante storie così ancora avrai.  Pur sapendo che di storie così avrebbero avuto solo questa. Ma a diciotto anni certe cose non si sanno. A quaranta sì.
Quello che non si era mai saputo a 40 anni  era che, in ogni momento,  inaspettatamente,  può arrivare qualcosa  che ti mette nelle condizioni di dover rivedere le cose quotidiane, scontate. Rivisitare, rivalutare, risettare. Sentire di nuovo il tremore del primo incontro, voler rivedere il mare come fosse la prima volta.
Adorare il silenzio,  odorare i fiori quando si apre la finestra, vedere i palazzi di cemento ma sentire l’odore di campagna.  Come fossi di nuovo bambina nel giardino della nonna.
Stare sul letto dell’ospedale e aspettare la visita quotidiana dei parenti, un giorno dopo l’altro dopo l’altro, dalle 18 alle 19, e capire che loro non verranno.
Stare sotto l’ospedale, pregare i medici di concederti la visita quotidiana ai parenti, dalle 18 alle 19,  giorno  dopo giorno, almeno per un giorno, e non poterla avere.
Non dormire la notte per non aver potuto completare lo scambio degli sticher con la migliore amichetta, perché il giorno dopo non ci si poteva più rivedere.
Piangere nel bagno, sentire la casa come una prigione, odiare, rimpiangere tutto, per poi tornare a guardare oltre, avanti.
Sentirsi amata come quando eri ragazza, correre all’appuntamento e rubare qualche minuto, per poi comprendere quanto siano preziosi quei momenti e quanto incideranno su tutto quello che verrà in seguito.
Riscoprire l’unicità della prima passeggiata nel parco con i bambini sulle bici.
Aver paura di non poterlo incontrare più, aver paura di perderlo, quasi quasi per davvero, anche se alla tua età sapevi già  che non sarebbe successo.

Fotografia di Zhanna Stankovych

Cantare sul balcone e trovare la complicità di persone che non hai mai trovato complici,  pur avendole viste tutti i giorni per tanti anni.

Perdere qualcuno senza poterlo abbracciare.
Guardare di nuovo negli occhi chiari di tua mamma e sentire di aver completato  tutto ciò che sapevi dell’amore fino a ora.
Siamo stati tutti costretti a fare i conti con i nostri sentimenti più nascosti. Nascosti dagli aperitivi, dalle chiacchiere, dalle ore nel traffico, nelle file davanti alle casse, docce e fon nelle palestre, dagli insulti agli operatori dei call center. Senza i rumori notturni fuori delle finestre, ci siamo trovati nel silenzio. Per poterci sentire meglio. Per capire che l’unica cosa che vale è quel che sentiamo.
Il sentimento.

Siamo di nuovo qui, tutti, davanti ai fon, nei parchi, ai cellulari, davanti al semaforo.
Non può essere stato invano. Lo si vedrà  più in là. È stato un momento anche questo, e avrà il suo seguito.
Suonano i clacson. È verde.
Ripartiamo per un’altra tappa. Apparentemente, normalmente.