Le autrici di Lingua Madre

Le biografie delle vincitrici XIV Edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 21 Marzo 2019

Eniola Odutuga, nasce il 13 settembre 1992 a Ijebu Ode, Nigeria. Vittima di violenze, si è vista costretta ad abbandonare il suo primo figlio, fuggendo dalla Nigeria nel 2013. Dopo lungo e tragico peregrinare attraverso il Niger e la Libia, è giunta in Italia nel 2016 in stato di gravidanza. Subito accolta e protetta dalla Fondazione “Lamacchia”, attualmente vive nella città di Barletta, dove lavora e frequenta la scuola. Il suo sogno più grande è quello di ricongiungere la sua famiglia.
Ha scritto, con l’aiuto delle docenti e amiche Maddalena Gadaleta e Graziamaria Porcelli, il racconto Tempesta dentro di me, vincendo il Primo Premio della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: «Colpiscono la crudezza nel linguaggio, il coraggio nell’azione, la forza nel vivere e la speranza nel credere, riportate sulla pagina in modo soave e naturale, con fanciullesca semplicità. Un racconto di formazione in stile picaresco: le fughe, gli spostamenti, i rapporti con il mondo femminile, che non sempre appare migliore di quello maschile; la durezza della vita, il non arrendersi mai, l’incalzare di un nomadismo di esistenza che pare non trovare requie, se non nell’espressione del desiderio di una vita dignitosa, che alla fine si ricomponga con i propri figli in un paese che non si è scelto ma che è diventato in qualche modo casa. La scrittura incalzante, la tenuta stilistica, la dinamica delle azioni ben congegnata ne fanno una lettura appassionante».

Wafa El Antari nasce a Schio da genitori marocchini il 9 febbraio 1996, nel corso del primo inverno che la madre avrebbe trascorso in Italia. Studia Giurisprudenza ed è una poetessa a tempo perso. Coltiva da sempre un appassionato rapporto con la letteratura, che ritiene importante àncora di salvezza nei momenti più bui.
Con Tra le mani di un nome, ha vinto il Secondo Premio (Premio Speciale Consulta Femminile Regionale del Piemonte) della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per il percorso narrativo allusivo di destini di donne, in rapporto madre/figlia, che ora si sovrappone, ora si svolge a cerchio, tra sogni e realtà, in cui solo la memoria e il ricordo restituiscono senso all’esistenza. Una riflessione sulla difficile ricerca dell’identità, che appartiene a tutte ma viene svelata con più forza quando è messa in discussione con inaspettata e ingiusta violenza. Lacerante esperienza di essere straniera fuori e dentro di sé e quindi l’appropriarsi di un senso attraverso la ricomposizione del mosaico delle proprie radici. Boschi e deserto sono testimoni di questo percorso.Una lettera sincera e appassionata alla madre. Felice l’opzione di guardare alla genealogia dell’emigrazione e alla ricaduta su di sé di quella svolta esistenziale».

Amàlia Lombarte del Castillo nasce nel 1967 a Badalona, Spagna. Di origine catalana, vive da tredici anni in Italia. Da sempre interessata ad attività legate a comunicazione e creatività, si avvicina da giovanissima alla radio e al cinema. Intraprende l’Università di Giornalismo ma si vede costretta a lasciarla per motivi di salute. Riesce in seguito a portare a termine la formazione professionale in audiovisivi. Oggi tiene due corsi di lingua castigliana per adulti presso l’Unitre di San Raffaele Cimena (To) e un’associazione culturale di San Mauro Torinese. Il suo racconto Essere in italianoè pubblicato nell’antologiaLingua Madre Duemiladiciotto – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27).
Con Ora che posso farlo, ha vinto il Terzo Premio della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «È una requisitoria implacabile ma anche piena di tenerezza verso una madre che non c’è più, ma che è stata completamente interiorizzata. Il progetto mostruoso di vivere la vita che la madre non è riuscita a vivere nasconde il desiderio legittimo di essere finalmente vista dalla madre. Un dialogo impossibile in una dolorosa ricerca di sé attraverso la scrittura che salva la narratrice svelandone al contempo il passato. Un esercizio coraggioso su un tema universale, che non scade nella retorica, mai didascalico e commovente».

Elisa Botticella nasce a Torino il 16 ottobre 1985. Si laurea in Ingegneria Civile presso il Politecnico di Torino e successivamente consegue il diploma presso la Scuola Holden di Torino, specializzandosi in giornalismo narrativo. Concluso il percorso di studi, collabora come storyteller con il Team per la Trasformazione Digitale e con Mirandola Comunicazione. Docente per l’USR Piemonte, per il Master in Comunicazione Politica del Sole 24 ORE e per l’Accademia di Comunicazione di Milano. Attualmente collabora con la casa editrice EDT di Torino.
Con Una donna lo deve fare, ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la capacità di raccontare una realtà di violenza, disagio e discriminazione della protagonista rom con prospettiva critica e senza essere didascalico. Per la rappresentazione consapevole di stereotipi e pregiudizi diffusi che sostanziano la violenza dentro e fuori il campo. Per la qualità evocativa del desiderio e delle aspirazioni artistiche e di studio che non sono rese possibili dai condizionamenti identitari di appartenenza e dalle condizioni materiali. E’ un racconto che lascia una sensazione di freddo nelle ossa, è la storia di una irriducibile discriminazione raccontata con uno stile piano, grigio, senza enfasi, con parole quotidiane e familiari che rendono ancora più desolante la vicenda. Limpido e implacabile».

Bahar Heidarzade nasce nel 1981 a Tehran, Iran. Laureatasi in Pittura all’Università d’Arte di Tehran, nel 2006 lascia l’Iran per continuare gli studi e seguire la sua strada intrecciata all’arte. Nel 2013 si trasferisce in Italia e studia all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove nel 2016 consegue la Laurea Triennale in Pittura, iscrivendosi poi al Biennio Specialistico. Definisce il contenuto delle sue opere ambiguo, descrivendo il suo processo creativo come una sensazione visiva che si sviluppa prima nella sua mente, per poi prendere forma attraverso un gesto. Nel suo lavoro ha approfondito e realizzato numerose opere inerenti al ruolo della donna in culture diverse, alle migrazioni e al legame fra arte e natura. Ha espresso la sua poetica anche attraverso installazioni, fotografie e performance.
La sua fotografia, Parlo con te, ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Opera di immediato e profondo impatto emotivo, porta in sé molti temi e interrogativi ancora aperti, primo fra tutti l’identità femminile che appare come frammentata, confusa fra altri volti (o maschere?) a loro volta inquietanti e indefiniti. La commistione di stoffe, tessuti, calchi di volti e mani come abbandonati su una sabbia color terra rende la scena ancora più drammatica, specialmente perché l’unico volto definito e dotato di occhi emerge quasi spettrale dal centro dell’immagine, rivolgendosi direttamente allo spettatore. “Parlo con te” non è un invito, è molto di più: una richiesta di presenza, di partecipazione, di comprensione, mai così necessaria come in questo momento storico».

Andreea Luminita Dragomir nasce a Oradea, in Romania, il 5 giugno 1978 e vive in Italia da undici anni. È laureata in lingue all’Università Transilvania di Brasov, Facoltà di Filologia. Dopo vari corsi di formazione e dopo aver ottenuto la certificazione dell’italiano come lingua straniera livello quattro Cils-C2 dell’Università di Siena, nel 2011 completa un corso di formazione per mediatori culturali cominciando subito a lavorare in questo settore. Ha seguito i corsi di approfondimento Celi e i laboratori di scrittura della molto amata professoressa Gabriella Montone. Ha una grande passione per la cucina vegana e per la letteratura femminile. Scrive poesie e si dedica al volontariato. Il suo racconto La casa senza soleè pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemilasedici – Racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27).
Con Un lascito, ha vinto il Premio Speciale Slow Food-Terra Madre della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «I lasciti non sono solo materiali, sono anche immateriali, impalpabili, e toccano le corde dell’anima. Tutte le vite si compongono di ricordi e questi mutano impercettibilmente con il passare del tempo. Ad Andreea Luminita Dragomir il merito di aver racchiuso, in poco spazio, un bellissimo patrimonio di profumi e sapori».

Anastassia Caterina Angioi nasce a Sassari il 28 aprile 1995. Metà sarda e metà bielorussa, si arruola nelle Forze Armate a diciassette anni come atleta professionista, dedicando la vita allo sport, all’arte, alla musica, e alla cura di tutto ciò che la circonda. Studente in psicologia, tra filosofia, scrittura e psicoanalisi, è alla costante ricerca del suo posto nel mondo. Il suo nome significa resurrezione, e ritiene che questa sia la parola che più ha caratterizzato la sua vita.
Il suo racconto, Un posto nel mondo, ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Un posto nel mondo è un tentativo riuscito di scavare nei problemi profondi, non solo ambientali ma anche psicologici, legati all’integrazione in una nuova cultura. E del rischio di perdere completamente contatto con le proprie radici. Nell’esaminare questo percorso compiuto dalla protagonista, l’autrice tratteggia i momenti salienti della sua storia di esule volontaria, per amore, delle difficoltà incontrate, delle resistenze interiori ed esteriori, arrivando anche a sfiorare le diverse reazioni della seconda generazione di immigrati. E questi elementi, riscritti in forma narrativa, possono andare a comporre una sceneggiatura interessante».

Zhanna Stankovych nasce il 2 aprile 1971 a Svaljava, in Ucraina. Scrive da sempre in lingua russa racconti, poesie e testi di canzoni. La musica è un’altra delle sue passioni: si diploma nel 1989 come pianista e docente al conservatorio di Uzgorod. Vive a Roma da vent’anni, insegna pianoforte e ha due figli. Nel suo percorso artistico si è avvicinata anche alla fotografia, con le sue opere ha partecipato a numerose mostre in Italia e in Francia.
Con Quasi Paradiso ha vinto il Premio Speciale Giuria Popolare della XIV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre.