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Le biografie delle vincitrici XI Edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 21 Marzo 2016

1- angela maria osorio mendez

Angela María Osorio Méndez nasce nel 1986 a Bogotá, in Colombia. Nel suo paese d’origine studia Arti visive; si trasferisce in Italia e ottiene la doppia laurea italo-colombiana in Architettura presso il Politecnico di Torino. Nel 2014 inizia il dottorato in Studi Urbani del Gran Sasso Science Institute (GSSI), presso L’Aquila. Realizza progetti di sviluppo territoriale attraverso iniziative culturali e artistiche, come The School of Losing Time a Londra e Mirafiori in Millefogli, in corso di attuazione a Torino.
Il suo racconto, Jet lag affettivo, ha vinto il Primo Premio della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: «Per la capacità di affrontare in modo originale e vivace le tematiche della vicinanza-lontananza affettiva, vissuta nel quotidiano, all’interno di un mondo globalizzato. La vita di coloro che sono rimasti al di là dell’oceano viene letta come oggettiva lontananza, ma anche come legame immaginario fra due mondi, sia pure nelle brevi intermittenze spazio-temporali che la topografia permette. L’unità di misura che detta il ritmo di questo racconto è anche la sua forza narrativa. Le semplici fasi della giornata ci svelano le differenze di abitudini e le difficoltà del contatto emotivo di chi vive in parti così lontane del mondo. Tra Torino e Bogotà, la distanza, misteriosamente, si accorcia; le due città vivono in parallelo in virtù di questo tempo sfasato, delineato dal racconto, che misura l’apertura del cuore. Le sette ore di fuso orario governano e scandiscono il tempo, attraverso la tensione verso il raggiungimento di un’armonia, filtrata da ricordi e nuove abitudini».

Claudia Mariana Mare nasce in Romania nel 1989, si trasferisce poi in Italia e si stabilizza a Roma. Si definisce una giornalista mancata e un’aspirante ingegnere, oltre che camaleontica, ironica, curiosa e perennemente in ritardo. Adora progettare, analizzare, pianificare, scarabocchiare, scrivere e colorare. Vede nella scrittura una catarsi, nell’arte una consolazione e nella musica un’anestesia.
Il suo racconto, Exceptio regulam, ha vinto il Secondo Premio (Premio Speciale Consulta Femminile Regionale del Piemonte) della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la personalità narrativa che emerge in spunti originali di forma e di stile e la capacità di accennare ed evocare gli eventi noti della storia europea e romena senza cedere a tentazioni didascaliche. L’esperienza soggettiva è occasione di riflessione sull’anno della caduta del muro di Berlino, sulla storia antica e recente della Dacia/Romania, con spunti ironici e sguardo critico rivolti alle occupazioni del passato e all’emigrazione di oggi. Il suo stile fa emergere e riporta chiaramente l’amore per i libri e per la lingua che ha accompagnato la giovane vita dell’autrice, senza tralasciare l’impatto fortemente visivo che affianca la sua narrazione. Il ritmo è serrato e brillante. La nostalgia lascia il posto all’invenzione del futuro, al senso della promessa. In un binomio costituito da monologo e narrazione, il testo spezza ogni pregiudizio sull’incapacità d’integrarsi. Felice la scelta di elementi narrativi che descrivono e testimoniano il melting pot contemporaneo».

3 - Di Meo

Michela Mivida Di Meo nasce il 20 febbraio del 1988 nell’isola greca di Rodi, da madre greca-etiope e padre italo-etiope, ma originario di Buenos Aires. Cresce ad Atene fino al trasferimento in Italia, a Desenzano del Garda, dove frequenta l‘intero ciclo scolastico fino a laurearsi in Filosofia, a Verona. Nel novembre del 2015 consegue la specializzazione in Antropologia culturale. Durante gli studi universitari si avvicina al pensiero della differenza sessuale. Attualmente abita a Venezia. Le piace pensare alla scrittura come il respiro della vita.
Il suo racconto, Ston afro, ston afro tis thalassa, ha vinto il Terzo Premio della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la capacità con cui si delinea l’emergere di una soggettività di donna, per la forza di ritrovarsi dopo lo straniamento, a partire da una complessa mescolanza di culture e di sradicamenti. In poche pennellate di colore, come in un quadro impressionista, vengono tratteggiate due vite differenti: quella in Grecia e quella nel paese “straniero” che ha accolto questa famiglia di donne molto eterogenea. La timidezza, la vergogna di sentirsi diverse, una madre che pian piano si annichilisce nell’infelicità. Lo studio è un riscatto, un percorso costruttivo che ha però bisogno di trovare il momento giusto per portare alla luce ciò che dentro è trattenuto. La fine della paura deve maturare da sola e il tempo arriva, ancora una volta, grazie alla conoscenza. È così che si acquista consapevolezza e si scopre la parola in tutta la sua bellezza e potenzialità. La forza e il coraggio dimostrati da chi vuole affermarsi superano ogni barriera, che sia di matrice linguistica o culturale. Nel testo, tutte queste virtù femminili emergono con grazia musicale».

IT - Nieder

Jacqueline Nieder nasce a Parma nel 1991 da padre argentino, originario di Buenos Aires, e madre mantovana. Frequenta un liceo scientifico sperimentale con indirizzo linguistico, apprendendo l’inglese e il francese; si laurea in Lettere Moderne all’Università di Bologna e attualmente vive a Torino, dove studia Storytelling alla Scuola Holden. Ama leggere e narrare storie. Il suo racconto Il cappello del Signor E è pubblicato sulla rivista per bambini dei “MagazziniOz” e ha avuto menzioni d’onore in concorsi di poesia. Ama la fotografia e tiene una fitta corrispondenza con la nonna che definisce sua amica di penna.
Il suo racconto, Eleonora, ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la capacità di rendere rappresentabile, in modo narrativo, il dolore e di comprenderlo da un punto di vista soggettivo, senza cedere ai meccanismi della retorica. È una storia di confessione e perdono che racconta innanzitutto la genesi di una grande sofferenza e dell’orrore. Orrore che viene metabolizzato grazie alla genealogia femminile, tramite il rapporto tra una madre e una figlia quale esperienza consapevole di vita di donna e antidoto al male, divenendo dicibile, in una prosa scorrevole e intimamente comunicativa. L’autrice riesce a tratteggiare tre immagini molto ben definite che corrispondono a stati d’animo altrettanto precisi. I sentimenti contrastanti provati nei confronti di una figlia concepita da uno stupro, i sensi di colpa nutriti nei suoi confronti e superati definitivamente nel momento in cui anch’essa sta per dare alla luce una creatura, la violenza e l’atrocità della guerra: tutto è descritto in modo realistico e autentico, con tono semplice e non enfatico».

FSRR - Luisa Guevara

Luisa Fernanda Guevara nasce in Colombia nel 1973 e abita a Torino dal 2005. Laureata in psicologia, lavora nel campo della formazione e della consulenza. In Italia ha seguito un corso di perfezionamento in Mindfulness e Psicologia della consapevolezza. Ha inoltre particolare interesse per il mondo femminile e per le dinamiche di migrazione e integrazione. Attualmente segue un corso di mediazione interculturale e negli ultimi anni si è occupata di progettare percorsi e laboratori  per migranti, orientati a evidenziare risorse, capacità e talenti individuali. Esperta in Terapie espressive, è convinta che le arti e la creatività siano strumenti fondamentali per lo sviluppo dell’identità e del proprio sentire. Nel 2014, assieme a suo marito, ha inciso un album di musica latinoamericana intitolato Raices y alas.
La sua fotografia, Fascio di luce, ha vinto il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Un’immagine pulita, ordinata, essenziale. Eppure, nella sua semplicità, questa fotografia è capace di evocare nello spettatore altre immagini: il fascio di luce diventa infatti una sorta di tappeto volante per altri mondi e nuove visioni, reso ancora più importante dalla sacralità dell’ambiente. La luce, rivelatrice per l’uomo è, non dimentichiamolo, fondamentale per la fotografia, che appare sul foglio di carta proprio grazie ad essa».

RCTMA - Dounya Mahboub

Dounya Mahboub nasce il primo gennaio 1994, a Marrakech, in Marocco. Si trasferisce in Italia, ad Asti, all’età di sedici anni, dove tuttora vive con suo zio. Lì frequenta il liceo linguistico “Ugo Foscolo” e, dopo aver conseguito il diploma, si iscrive all’Università degli Studi di Torino per seguire il corso triennale in Scienze Politiche e Sociali. Dopo la laurea, desidera intraprendere una carriera diplomatica e aspira alla politica internazionale: le piacerebbe diventare assistente parlamentare europeo.
Il suo racconto, Changes, ha vinto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per la capacità dell’autrice di riuscire a dare voce alle sue speranze e al suo desiderio di libertà attraverso una narrazione sintetica e pulita, in cui le non poche difficoltà del percorso da lei vissuto sono sempre controbilanciate dalla gioia per il viaggio intrapreso, dalla fiera soddisfazione per i risultati ottenuti, e dal desiderio di costruire un domani ancora migliore. Con l’augurio che il nostro Paese possa sostenere e garantire la realizzazione di tutti i suoi sogni».

SF - Zhou

Luisa Zhou nasce a Torino l’11 gennaio 1995 da genitori originari di un piccolo villaggio nella regione di Zhejiang, nella Cina meridionale. Luisa cresce, scrive, sogna e la sua infanzia e l’adolescenza sono strettamente legate al ricordo di un ristorante. Frequenta il liceo classico masticando la lingua dell’epica e della tragedia per cinque anni, tuttavia sui suoi documenti appare la scritta “nazionalità cinese” A diciannove anni decide di partire per Hangzhou, dove trascorre un anno sabbatico alla ricerca delle sue origini. Al suo rientro in Italia, continua quella che è l’ordinaria vita di una ragazza universitaria.
Il suo racconto, (S)corri nelle mie vene. Sottopelle, ha vinto il Premio Speciale Slow Food-Terra Madre della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per come è riuscita a raccontare le difficoltà legate all’appartenenza ad un luogo per chi è nato/a lontano dalle proprie radici. Gli ostacoli incontrati nella ricerca del “sentire” un’identità, quando si è sospesi tra due mondi, sono descritti con grande limpidità e maturità dall’autrice».

Foto Reci - TFF

Lorena Reci nasce il 7 settembre 1991, a Durazzo, in Albania. All’età di sette anni, si trasferisce in Italia con la sua famiglia, in un paesino chiamato Castagnole Lanze, dove tuttora vive con i genitori e il fratello. Consegue il diploma presso il Liceo linguistico “Leonardo Da Vinci” di Alba (CN) e si iscrive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che tuttora frequenta.
Il suo racconto, Speranza, ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, con la seguente motivazione: «Per aver tracciato la storia delle vite divergenti e altrettanto drammatiche di una madre e una figlia con stringata essenzialità ed efficacia. L’autrice ha un buon senso del racconto e del suo sviluppo narrativo e riesce a far vivere gli ambienti e i personaggi senza ricorrere a prolisse sovrapposizioni descrittive. Con uno stile secco, si arriva ad un finale non prevedibile».

GP - Rosa

Alessandra Rosa nasce a Torino nel 1966. Si diploma al Liceo classico Massimo D’Azeglio e si laurea alla Scuola Universitaria di Scienze Motorie. Ha lavorato presso il Ministero dell’Interno, attualmente è al secondo anno di Scienze Infermieristiche e insegna Educazione Fisica presso la propria società sportiva, della quale è anche Presidente. Divorziata e mamma di tre ragazze, si trova in regime di arresti domiciliari con fine pena prevista per gennaio 2017. Attraverso la scrittura, scoperta durante il suo periodo di restrizione carceraria, è riuscita a visualizzare il suo dolore, metabolizzarlo e non averne più paura. Scoprire la sensibilità letteraria le ha permesso di vincere ogni forma di pregiudizio. Il suo racconto La storia di Ele ha vinto il Premio Speciale Giuria Popolare della XI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre.