Le autrici di Lingua Madre

Le biografie delle vincitrici V Edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 08 Aprile 2010

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Kamela Guza, nata a Durazzo nel 1986, città nella quale vive fino all’età di diciotto anni, si trasferisce in Italia, dopo aver conseguito il diploma di maturità. Si stabilisce inizialmente a Venezia e quindi si trasferisce a Firenze, dove risiede tuttora. Qui intraprende gli studi di architettura e asseconda il personale desiderio di studiare e confrontarsi con realtà nuove e diverse da quelle d’origine, conosciute sino ad allora solo attraverso i libri.
Il suo racconto “Il luogo dei confini” ha vinto il Primo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il racconto colpisce per la semplicità e la pulizia dello stile. Nonostante il tema porti con sé una naturale polemica, l’autrice non cede mai alla facile retorica. Prosa fluida, organica e pulita, ricca d’immagini coinvolgenti, come forse è stata l’esperienza diretta. La perdita d’importanza del clandestino, di una persona, del soggetto in genere, rispetto alla scena dove si svolge la vicenda, la prominenza dei colori degli ombrelli sotto la pioggia e la prevalenza delle emozioni dell’autrice, sono elementi che avvicinano la storia narrata a un dipinto impressionista. La metafora dello spazio del cortile è efficace: tante vite condensate in poche pennellate, file, distinzioni inutili. Mostra come le regole rigide servono il caos e non l’ordine, come l’insensatezza possa essere molto lineare. E il finale, intriso di noncuranza, dice più e meglio di molte parole e giudizi arrabbiati.
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Leila Mirkamali, nata a Teheran nel 1976, nel 2000 consegue il diploma di laurea in Regia del teatro presso la Jahad University di Teheran. Dopo aver curato alcuni importanti lavori presso il quotidiano IRAN, sceglie di occuparsi della rubrica settimanale IRAN VENERDÍ, oltre che dell’agenzia di stampa indipendente CHN (Cultural Heritage News Agency), specializzata nel settore culturale e archeologico. Nel 2004 si trasferisce in Italia per studiare Interior Design. Qui impara a conciliare la propria passione per la scrittura con l’amore per questo paese dedicandosi alla stesura di poesie e racconti in lingua italiana.
Il suo racconto “Rosso e Grigio” ha vinto il Secondo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: il ritmo sostenuto, il linguaggio fluido e spontaneo, l’assenza di luoghi comuni e di omofonie, i periodi scanditi, aiutano il lettore ad apprezzare la storia. Un racconto scarno, quasi una cronaca che ci fa vivere “un giorno di ordinaria follia”; una realtà vissuta con una sorta di incredulità anche dagli stessi protagonisti. La tragedia umana intrecciata con la tragica comicità della rappresentazione teatrale sconcerta tanto quanto l’indifferenza di un pubblico inconsapevole o incapace, reso tale dall’assuefazione alla brutalità, alla persecuzione o che cerca una possibile difesa attraverso l’oblio. La protagonista è fisicamente lontana da quella realtà ma in essa è ancora immerso il suo cuore e viva resta la memoria di quanto vissuto, nella consapevolezza di quanto sia difficile trasmettere ad altri tali esperienze.

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Monica Vodarich, nata in Italia da padre croato e da madre italiana nel 1962, vive e lavora a Ravenna. Dedicatasi alla scrittura, pubblica nel 1993 il thriller Una trappola per Peggy (Tartaruga, Milano) e nel 2008 il manuale Uscire dalla violenza si può (Jar edizioni, Bologna). È autrice di numerosi racconti vincitori di premi letterari. Collabora alla realizzazione di alcuni cortometraggi tratti dai suoi racconti. Di prossima pubblicazione il romanzo dal titolo Il villaggio brucia e la vecchia si pettina, (aprile 2010, Aletti, Roma) opera che affronta il tema dell’incesto, confermando l’impegno dell’autrice nella lotta contro la violenza sulle donne.
Il suo racconto “Florence e il suo mondo parallelo” ha vinto il Terzo Premio del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: l’essere straniere nel paese d’arrivo è colto in modo originale nel rapporto fra Florence e Clara, fra l’essere clandestina e il non esserlo, l’una e l’altra figure speculari dell’io narrante.
La difficoltà ad accogliere, a riconoscere, viene giustificata dalla protagonista del racconto come l’incapacità ad affrontare la dura realtà rappresentata dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni che caratterizzano i paesi del terzo mondo verso i quali la nostra società in qualche misura, più o meno inconscia, si sente debitrice. La clandestinità è percepita come perdita della fisicità, quasi una morte civile, in cui si diventa socialmente invisibili. La protagonista si costruisce, dapprima, un rifugio in una realtà immaginaria alla ricerca di un mondo più facile, per acquisire a poco a poco la consapevolezza del ruolo attivo che può esercitare per abbattere il muro di paura che impedisce di guardare e vedere.

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Marina Crespo, nata a Torino nel 1950, ha insegnato per trentacinque anni nelle scuole di Torino e provincia. Ha collaborato con l’IRRSAE e la SIS del Piemonte dedicandosi ai settori della storia contemporanea e dell’educazione civica. Si è occupata di traduzioni dall’inglese di testi di psicologia presso la casa editrice Boringhieri. Ha curato, inoltre, testi di narrativa per la casa editrice Edisco. Attualmente si dedica alla scrittura di racconti.
Il suo racconto “Piatto unico” ha vinto il Premio Sezione Speciale Donne Italiane del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: l’autrice gioca con consapevolezza il tema del diverso, orientando e disorientando il lettore fra la curiosità, il rifiuto, la paura, il mistero, il fascino che suscita un’ingombrante e sensuale prostituta di colore, che rivendica il proprio diritto ad esistere consumando, quasi con provocazione, il suo pasto in treno. Ecco quindi la capacità narrativa di creare il contesto, di delineare i personaggi, di descrivere in pochi tratti storie soggettive e intense, che richiamano tematiche di genere e sociali rilevanti. La scrittura fluida e scorrevole e l’equilibrio narrativo articolano un dialogo costante fra interiorità soggettiva, scelte e comportamenti nello spazio sociale. L’insieme è efficacissimo perché guarda in maniera originale non ai pensieri razionali di un italiano di fronte ad una straniera, ma al suo immaginario più profondo. E’ una bella provocazione.

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Alia Alloh, nata ad Alnusirat, in Palestina, nel 1982, dopo aver conseguito il diploma di maturità, si trasferisce in Italia, in provincia di Alessandria. Qui frequenta il corso per Mediatrici Culturali tenuto dalla Regione Piemonte. Dal 2003 lavora presso l’Istituto per la Cooperazione allo Sviluppo di Alessandria come mediatrice linguistica in ospedali, scuole e consultori. Conduce inoltre un corso di alfabetizzazione per donne migranti in collaborazione con l’Associazione “DonneInsieme” di Tortona.
Il suo racconto “Viaggio per la Palestina” ha vinto il Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: i ricordi struggenti si fondono alla tragicità degli eventi in un difficile viaggio tra il paese d’origine e quello d’accoglienza. Un narrare accorato che non dimentica mai il messaggio di tolleranza e la speranza di una civile convivenza tra i popoli. Il rifiuto di ogni violenza e dei conflitti in nome di valori universali, in grado di superare qualsiasi barriera sociale, religiosa ed ogni pregiudizio ideologico. Un racconto intimo e sociale al tempo stesso, che educa alla pace ed esalta i valori della famiglia, virtù connaturate nella comunità rotariana.

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Veronica Orfalian, nata a Roma nel 1984 da una famiglia di origini armene, nel 2007 consegue la laurea triennale presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma. Nel 2009 è stato pubblicato un suo saggio nella raccolta La storia nella scrittura diasporica, edito da Bulzoni. Collabora con la rivista on-line di arte e letteratura Kúmá Creola diretta da Armando Gnisci. Attualmente vive in Francia ad Aix en Provence, dove è impegnata nella preparazione della tesi di laurea specialistica nella quale affronta il tema della letteratura della diaspora armena e che discuterà nel dicembre 2010 a Roma.
Il suo racconto “Ricordi alla menta” (-> inserire link con pagina Concorso) ha vinto il Premio Speciale Slow Food – Terra Madre del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: per come la terra, la natura – nello specifico un vasetto di menta – diventa elemento centrale della narrazione, quale autentica possibilità di mantenere un collegamento significativo con il passato, alleviandone la nostalgia. Il racconto, grazie a uno stile narrativo semplice, fresco, immediato, scorrevole, riesce ad affrontare efficacemente e senza retorica grandi temi quali i ricordi, la lontananza e la conoscenza di un nuovo paese.

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Leoreta Ndoci, nata nel 1986 a Shkoder, in Albania, manifesta sin da piccola la passione per i viaggi e la letteratura. Nel 2004 consegue il diploma di maturità classica. Delusa dal sistema universitario albanese, decide di abbandonare la Facoltà di Giurisprudenza per iscriversi ad un corso di italiano organizzato dall’Università di Perugia con sede a Shkoder. Nel 2006 si trasferisce in Italia. Nel 2008 scrive “Essere una sconosciuta”, libro di poesie pubblicato da Primalpe Edizioni. Iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, vive e lavora a Cuneo.
Il suo racconto “Burrnesha” ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre con la seguente motivazione: una narrazione che mantiene efficacemente il senso di sviluppo del personaggio e il suo divenire. Un ritratto psicologico, sentimentale e relazionale che lascia trasparire una lucida analisi dei rapporti di genere in una società non troppo lontana. Una storia che, concentrata nella dimensione del racconto breve, riesce a contenere un’evoluzione psicologica e a consentire uno sviluppo narrativo cinematografico.

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Simone Silva, nata a Recife, in Brasile, nel 1969, si è laureata in Scienze Sociali con indirizzo antropologico nel 1990. Nel 1991 si è trasferita in Italia, si è sposata ed è diventata madre di Elisa e Andrea. Nel 2003 si è laureata in Sociologia all’Università di Trento. Nel 2009 ha conseguito il diploma di Master in Operatori del dialogo interculturale presso l’Università Cattolica di Brescia. Lavora come assicuratrice ed è la Presidentessa dell’Associazione Interculturale “DIMAU’: diversi ma uguali”. Dopo aver partecipato al Concorso Lingua Madre, ha scoperto la passione per la scrittura e da allora, come dice lei stessa, fa “delle parole le sue compagne di viaggio”.
Il suo racconto Lettera postuma a mia madre ha vinto il Premio Giuria Popolare del V Concorso letterario nazionale Lingua Madre.