Le autrici di Lingua Madre

Gli incipit dei racconti vincitori IX Edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 31 Marzo 2014

Cammina piano. I suoi tacchi colpiscono il marciapiede scandendo un ritmo rassicurante. Cammina come una donna che è appena scesa da una macchina lucida con cui si può arrivare ovunque. Come una donna con tanti capelli lunghi e un cappotto blu notte che le sta da Dio. Una donna che a casa ha una poltrona comoda in cui si metterà seduta per togliersi le scarpe. Accenderà una sigaretta e prenderà un drink dal tavolino accanto. Cammina come una donna che dopo essersi sfilata le calze appoggerà i piedi sul tappeto morbido e, piegando l’alluce, stenderà il collo del piede sinistro. Come una volta, quando si esercitava per poter salire sulle punte. Le prime vere punte. Il primo vero dolore a cui bisognava resistere.
BLU NOTTE di Dragana Nikolic (Serbia)
Primo Premio

I
Mia nonna
1929, partenza dal porto di Trieste.
La traversata è stata divertente. L’imbarco un po’ meno. Con tutti quei poveri diavoli che venivano rimandati indietro perché non superavano la visita medica. Faceva pena vederli. E poi sarebbe potuto capitare a chiunque di noi. Ma io per fortuna mi sono imbarcata. Ora ho messo piede a terra e finalmente sono qua, dall’altra parte dell’Oceano. Lontana da tutta quella miseria e con qualche speranza in più, forse. Purché qualcuno venga a prendermi, come mi è stato promesso, perché non capisco una sola parola e non saprei proprio dove andare. No, non ho paura. Ho diciannove anni e non so che cosa mi aspetta in questo paese, ma non ho paura.
VIAVAI di Betina Lilián Prenz (Argentina)
Secondo Premio

Vorrei avere più sangue, più carne, più fegato.
Vorrei stringere i pugni e farmi forza, alzarmi da questo letto, venirti incontro e portarti su un altro pianeta. Vorrei andare in bagno con le mie gambe, sollevare un bicchiere con le mie dita, masticare un pezzo di carne, lentamente, gustandone il sapore come non ho più potuto fare. Vorrei vedere te e tua madre vivere i giorni felici che la mia esistenza vi ha impedito di gustare. Vorrei non essere un peso. Vorrei, vorrei, vorrei.
CI SARANNO GIORNI COME QUESTO di Sumaia Shek Yussuf Abdirashid (Somalia)
Terzo Premio

Giacciono qui.
Nonna Cussidda, Nagosa Embaie, Salina Marikos, Afewerki Abraha e altre sette salme senza nome né volto.
In faccia al mar d’Affrica.
Lu mari nostru, lo chiamava confidenzialmente la nonna, quel mare-in-mezzo-alle-terre, popolato da sempre di mostri e di sirene, che ancora oggi alimenta sogni ma stringe in abbracci di morte quanto più appare,  a chi vi si avventura ignaro, aperto e addomesticabile.
AMÈN INSHALLAH SHALOM di Giuseppina Corrias (Italia)
Premio Sezione Speciale Donne Italiane

Nel viaggio della transizione, ho montato il cavallo della notte, cosa meglio della sua oscurità nasconde la fragilità delle emozioni?
Con i primi raggi di Sole mi si risveglia nel cuore il desiderio infantile di uscire con i sandali di plastica ai piedi e portare il pane crudo al forno del quartiere senza dover dare conto a nessuno.
Sulle spalle un fardello, i passi piegano lentamente il cammino.
Il paradiso mio, delle palme, degli olivi e del melograno non è cambiato, io sì.
MENDICANTE DI IDENTITÀ di Hafida Faridi (Marocco)
Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana

Avete mai passato una notte in bianco per aspettare il risveglio della nonna? Io sì… Da piccola…
Passavamo le vacanze insieme, io e mia cugina, dai nonni materni.
Privilegio raro direi, mio padre imponeva sempre le vacanze dai nonni paterni, quindi, i rari giorni passati dalla Nonna per eccellenza erano giorni dorati… Poi… Poi c’era lei: la mia cuginetta, l’unica cugina femmina, ma nata quattro anni dopo di me, considerata troppo piccola per frequentarci… A detta di mio padre che ovviamente sapeva quel che era meglio per me.
MAGIE DEL PASSATO di Ramona Hanachiuc (Romania)
Premio Speciale Slow Food-Terra Madre

Tra le terre aride del Marocco, si scorgeva un piccolo paese, che dall’alto non era altro che terra rossa e baracche ammucchiate fra di loro. Lo chiamavano 17. Al centro vi era una fontanella, una sorta di piazza, dove gli abitanti si riunivano cinque volte al giorno, e guidati dall’imam – il primo ad arrivare e a chiamare i fedeli – pregavano.17 non era affatto grande, perciò era impossibile che ci fosse una moschea, quindi i credenti; dal più vecchio al più giovane, pregavano per terra, donne da un lato e maschi dall’altro.
LA STRADA DEI SOGNI E DELL’AMORE di Nadia El Maani (Marocco)
Premio Speciale Torino Film Festival

Mi chiedevano spesso se mi ero innamorata di lei subito, quando l’avevo vista la prima volta. Sì. Anche se la amavo comunque da prima, da quando l’avevo scrutata nelle prime foto. Ma allora la amavo con paura e curiosità. Quando l’avevo vista di persona, il primo giorno di un lontano settembre del 2006, un silenzio profondo mi era sceso addosso come un manto. E loro sapevano che io rimanevo in silenzio raramente. Solo quando ero confusa.
MAMă ADOTTIVA di Mihaela Andreea Cucos (Romania)
Premio Speciale Giuria Popolare