Le autrici di Lingua Madre

Gli incipit dei racconti vincitori VIII Edizione del Concorso Lingua Madre

Scritto da Segreteria il 28 Marzo 2013

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– Ho paura. Ho troppa paura. Mi tremano le mani. Guardale! Non ce la farò mai, capiranno. Cosa ci faranno se lo capiscono, ci picchiano, o forse?… Al massimo ci mandano indietro, no? Non è che ci fanno chissà cosa? No? O mio Dio, ho dimenticato come mi chiamavo! Dov’è il mio passaporto? Non riesco a trovarlo, dimmi tu, ti supplico, come mi chiamavo?

MARE VUOL DIRE DENIZ
Gül Ince
Turchia
Primo Premio

C’erano una volta delle fanciulle dai piedi nudi. C’erano una volta la ruvidità del giorno e il gelido della notte. C’erano una volta Idriss, le sue sorelline, il Sahara, la povertà e il destino, labile come una barkane.
Un triste giorno, il vento del nord portò con sé un imponente cavaliere, la sua astuzia e una proposta lusinghiera: sette paia di piccoli sandali, fatiscenti, ma indispensabili all’ego di chi dalla vita aveva ricevuto quasi nulla.

FAVOLA DI SPERANZA
Karla Pegorer Dias

Brasile
Secondo Premio

Dodici.
Dodici anni.
Numero pari, ma addizionando le sue cifre diventa dispari: diventa tre. Tre, i membri della famiglia lasciata dietro, inclusa lei.
Resta dispari anche nella sottrazione, diventa uno. Uno: lei.
Lei e il doganiere, ma lui non conta, lui è altro. Come l’autista.
Degli uno sono loro, i passeggeri, uno da addizionare, moltiplicare, dividere e poi estrarre la radice, quando si può.

12
Irina Turcanu
Romania
Terzo Premio

Il mio registro è colorato, parla lingue sconosciute, racconta storie lontane e vicine, di vite nuove, spezzate, appena nate. Il mio registro canta con voce potente, con melodie roche, con tristi nenie. Il mio registro sono loro, donne, madri, figlie, nonne. Vite intrecciate, vite rallentate, vite accelerate, vite esagerate. Vite di donne in cammino.

SPAZIO ARCOBALENO – Viaggio introspettivo tra piccoli miracoli
Federica Ramella Bon (in collaborazione con le alunne del CTP di Cuneo)
Premio Sezione Speciale Donne Italiane

“Nacqui a Sarajevo nel 1918. Ero l’ultima di cinque fratelli e la nostra era una famiglia benestante. Mio padre era di Tirana, mentre mia madre era di Sarajevo. Entrambi lavoravano dalla mattina alla sera, ma riuscivano a trasmetterci l’affetto di cui dei figli hanno bisogno. Subito dopo la mia nascita ci trasferimmo in Albania. 

LA MIA BISNONNA SI CHIAMA GJYLSYME: IL VALORE DELLA LIBERTÀ
Lina Alushi
Albania
Premio Speciale Rotary Club Torino Mole Antonelliana

Merate, Novembre 1987. Daniele, il nostro amico in comune finiva di cucinare il brasato al barolo canticchiando la filastrocca «Il barolo si beve òlo» mentre Antonio, pittore come me, mi parlava della sua magica esperienza a Creta che lo ha spinto a buttare via l’ultima sigaretta e non fumare mai più. I suoi occhi brillavano di passione e con le mani grandi disegnava spazi e sensazioni. 

ATENE-MONTEVECCHIA CM 7
Anastasia Rouchota
Grecia
Premio Speciale Slow Food Terra Madre

Mai come in Italia ho sentito parlare di Chernobyl. In Russia anche, un po’; ma solo un po’. Avevo sì e no quattro anni e ricordo, al crepuscolo sui nostri palazzoni, magnifici alveari di cemento, una voce provenire dalla radio mentre mio padre batteva i tasti della macchina da scrivere con violenza. Sentivo a intermittenza.

“CHERNOBYL!”
Anna Belozorovitch
Russia
Premio Speciale Torino Film Festival

Questa storia racconta non di una ma di tante donne, alcune di quelle che ho incontrato facendo il mio lavoro di cooperante italiana in giro per il mondo e di altre donne che avrei potuto incontrare. Di donne che soffrono, di brutte storie, di storie a lieto fine, di percorsi costruttivi. Queste donne, o bambine, non hanno voce, ma tramite il nostro incontro le loro storie oggi fanno parte di me.

QUESTA STORIA
Camilla Dogliotti 
Italia
Premio Giuria Popolare