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Immagine Salento 2016 Il nuovo calendario della Fondazione Palmieri

Scritto da Segreteria il 20 Novembre 2015

Anche quest’anno la Fondazione Palmieri – cui fa parte l’autrice del Concorso Lingua Madre Laura Madonna – promuove una raccolta fondi da destinare all’Africa, attraverso la realizzazione di un calendario. Martedì 24 novembre 2015, alle ore 18.30, l’autrice insieme a Carla Palmieri e, per gli intermezzi musicali, a Gianluca Milanese, presenteranno al pubblico il lavoro. La copertina “Immagine Salento 2016” introduce subito al senso del suo contenuto che si offre al “lettore” come uno spunto sul valore del tempo, dell’arte e dello spazio. In una parola… Dell’ “alterità che ci abita”.
E proprio dall’espressione “alterità che ci abita”, che titola il volume pubblicato da Edizioni SEB27 per i 10 anni di attività del Concorso Lingua Madre, Laura Madonna ha tratto alcune riflessioni per raccontare e promuovere l’iniziativa, riflessioni che proponiamo integralmente di seguito con la descrizione del progetto.

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La copertina di questo bellissimo calendario Immagine Salento 2016 ci introduce subito al senso del suo contenuto che si offre al “lettore” come uno spunto sul valore del tempo, dell’arte e dello spazio. In una parola…Dell’ “alterità che ci abita”. Perché, bisogna sottolinearlo, la realtà non è esclusivamente davanti a noi: ci circonda e ci attraversa! E’ fondamentale, nel relazionarci con noi stessi e col mondo, esercitare uno sguardo circolare, che sappia tener conto, come ci mostra la marina in copertina, di un passato remoto, di un passato prossimo, di un presente e di un futuro in perenne mutazione. T. S. Eliot ha espresso questo fondamentale concetto, cui sono particolarmente legata, nei Four Quartets: “il tempo passato e il tempo presente sono entrambi presenti nel tempo futuro…Per questo tutto il tempo è irredimibile”.

L’ immagine di copertina sintetizza brillantemente questa considerazione: ci mostra, infatti, il passato; il presente; il mutamento, la possibilità di quanto è oltre l’ orizzonte, è invisibile ma esiste. Con tutte le incognite e le opportunità di ogni altrove…

Possiamo immaginare di posizionarci, come in una scena multidirezionale, sulla costa e sulla sua realtà tangibile e chiaramente percepibile oppure oltre il mare. Là dove è la sede dell’ ignoto, dell’ inconoscibile, di una molteplicità di possibilità.

Il mare è da sempre metafora dell’esistenza: basti pensare al viaggio di Ulisse, al castello di Morgana, a Scilla e Cariddi e a tanti altri miti e presenze misteriose che lo abitano… Testimoni eloquenti, sebbene muti, di un’ “alterità che ci abita”!

Questa felice espressione che racchiude un universo di sentimenti e di esperienze, titola il bel libro commemorativo dei dieci anni del concorso letterario nazionale Lingua Madre, ideato da Daniela Finocchi grazie a una lungimirante intuizione sul patrimonio culturale, umano e sociale che proviene dalle donne migranti di tutto il mondo.

Le tante storie, sempre più frequentemente provenienti da autrici anche molto giovani, raccolte negli annuali volumi pubblicati dal concorso rappresentano il coraggio, la pluralità di idee e di contributi provenienti nella maggior parte dei casi da scritture in cui guerre, violenza, sofferenza e speranza si alleano nella ricerca di un dialogo e nella progettazione di un futuro rispettoso delle differenze.

Un futuro in cui integrazione coincida, come affermato da Cécile Kyenge, con interazione!

Cucina e istruzione sono, in quest’ ottica, dimensioni che fungono da “nutrimento…da laboratorio-specchio del mondo di fuori, dove convive tutto e il contrario di tutto.” (Luisa Ricaldone)

Siamo nel territorio della memoria e della nostalgia che delineano una “geo-grafia del silenzio” che dà voce a luoghi, odori, gesti e voci destinate altrimenti all’ invisibilità e all’ oblio.

Per le autrici, come per chiunque, “casa è il luogo in cui sono gli affetti più cari, soprattutto i figli…Ma se stai bene con te stesso, se hai fatto i conti con i fantasmi più o meno paurosi del passato, puoi stare bene ovunque tu vada” come scrive Blerina Marku.

L’ immagine in copertina rivela una straordinaria attualità, se si pensa a come questo nostro tempo passerà alla storia per aver dato una nuova tragica connotazione al mare e a come le migrazioni stiano modificando il tessuto culturale e sociale. Non può sfuggire una nota di nostalgia proveniente dai colori, dal racconto dell’ avvicendarsi delle stagioni che ci avvicinano a Novalis: “nostalgia è il desiderio di trovarsi dappertutto come a casa propria”. E’ in Baudelaire che, successivamente, il termine “nostalgia” prescinde dal ristretto significato di “mal du pays” e coincide con una dolce malinconia che traduce il rapporto con l’ indefinito. E, da qui, lo struggimento per l’ irraggiungibilità dell’ infinito, dell’ eterno.

L’ Arte è a sua volta traduzione del desiderio dell’ uomo di raccontarsi e di cercare risposte. Si vuole che l’artista venga raggiunto dall’ ispirazione e renda visibile quanto di intangibile contenga la sua visione del mondo. Il linguaggio artistico coincide con la creazione di un universo estetico. Il suo è, in un certo senso, un modo di servire la vita perchè produrre Bellezza attraverso un impatto percettivo sugli altri esseri umani significa produrre un ottimo antidoto a tante forme i sofferenza interiore…

I dodici artisti che hanno accolto l’ invito a collaborare con le loro opere alla realizzazione di questo calendario ci invitano metaforicamente ad un “viaggio” nelle forme, nei colori e nei contenuti di opere ognuna, per ragioni differenti, di grande suggestione e attualità.

Ogni mese viene rappresentato da un’ immagine e da una citazione: tutto racconta il talento di artisti salentini che mostrano i cieli, i paesaggi, la storia e le tradizioni del nostro territorio. Un territorio che, probabilmente anche grazie al fatto di essere una penisola, offre una particolare ricchezza interpretativa tale da aver ispirato tele, sculture e parole che ci terranno compagnia per il nuovo anno.

Incontriamo così il CLOWN CON TROMBA di FRANCO BALDASSARRE, che ci dà allegramente il benvenuto e pare accompagnare, con le sue note, “i messaggi incisi sul diagramma del tempo e sul fiume della memoria “di Otello Conoci;

un ANGELO DORMIENTE in terracotta di MARCO CALOGIURI;

ICARO, un trittico di ENZO DE GIORGI che, con Luigi de Pascalis, ci dona “il giallo solare dell’ ottimismo, il verde della speranza, il blu delle certezze, l’ azzurro del profondo…”

TERRA MIA di SALVATORE FANCIANO, opera esposta al Castello di CarloV;

Un’ ALA DI RISERVA, di FRANCO FILOGRANA. Si tratta di un monumento dedicato a Don Tonino Bello posizionato davanti alla chiesa del Sacro Cuore a Ugento che, con Leandro Ghinelli ci ammonisce: “ Mentre tu vivi appena miseri decenni, io vivo per lunghissimi millenni”…

TRAMONTO SALENTINO di MARCO FIORILLO che, con Ercole Pignatelli, racconta Muto Rimpianto: “Senza singhiozzi zampilla la tristezza dalle dure palpebre e bagna il piccolo paesaggio tenuto tra le mani all’ altezza del mio cuore salentino.”

RIFLESSI, di ANTONIO GIGANTE, ancora con Ercole Pignatelli: “Al sole generoso ricordai di fermarsi, al dimenticato agrumeto confidai il mio respiro e avanzando con gli occhi sulla terra mi congiunsi al suo sangue, ma senza eco”

Composizione STUDIO DI DONNA di BRUNO MAGGIO che pare mostrarci un antico borgo vissuto al femminile abitato da”rondoni senza tempo” e da “un vento di carezza e di sole” che fa intravedere l’ Albania nelle parole di Paolo Protopapa

MIGRANTES, di GIUSEPPE MARZANO, è una scultura in legno, resina e piombo che indica, con SALVATORE SPEDICATO, un “santo impietrato dall’ aria balorda pronto a difendere con tre dita la disperata causa santa”. Siamo a Porta Rudiae!

GERMOGLI di GIOVANNI SCUPOLA, opera in terracotta, legno e ceramica invetriata. E’ una forma di vita alternativa, secondo SALVATORE SPEDICATO: “ Terra piatta senza fiori è terra calva e dissacrata è terra morta e abbandonata”

SCULTURA VIRTUALE di VALERIANO TONDO è il risultato di uno studio della luce che fa pensare, con GIUSEPPE VESE, alla nostra” terra di molti linguaggi, di storie impresse da sempre su antichi blasoni”

IL CENTENARIO, acquaforte di PASQUALE URSO che conclude l’ anno riportandoci alla nostra campagna abitata da ulivi secolari ed al doloroso problema della xilella, a “giorni intensi di calura, di un tempo fatto di sole-sale-sete, di poco pane-paglia-pietre, di tanta fiducia-fede-figli.”

Possiamo in conclusione notare che l’itinerario proposto da questo calendario ci mostra l’ “alterità che ci abita” e ci invita, attraverso l’ immagine e i versi conclusivi, alla ricerca di un tempo “di tanta fiducia”: a sentirci oceano e non onde che si infrangono e scompaiono. Sentirsi oceano significa agire nella solidarietà, essere responsabili della realtà in cui siamo anche attraverso piccoli gesti come l’ acquisto del calendario grazie al cui ricavato Giulia Palmieri potrà assicurare il cibo per un anno ai bimbi di un intero villaggio!

Il suo sguardo e quello di Luciana Palmieri sono la testimonianza di una visione dell’ orizzonte che tiene conto dell’ essenziale, invisibile agli occhi ma che esiste e ci interpella!

Laura Madonna