Le autrici di Lingua Madre

Claudileia Lemes Dias, vincitrice della III edizione del Concorso Lingua Madre con il racconto FPS 25, parteciperà al Convegno Lingua Madre e Immigrazione organizzato dalla Commissione nazionale italiana per l’UNESCO in occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre 2011.

Scritto da Segreteria il 06 Febbraio 2016

Oggi, 6 febbraio 2016, è la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, una data simbolica per non smettere di rivolgere l’attenzione a questo crimine che avvelena la vita di oltre 125 milioni di donne nel mondo. Per dire no, con fermezza, ad una pratica aberrante che comporta danni irreparabili alla salute psichica e fisica di tutte coloro che la subiscono.
L’autrice del Concorso Lingua Madre Maria Clara Piacentini affronta questo tema nel suo racconto Corale, pubblicato nell’antologia Lingua Madre Duemilaquindici. Racconti di donne straniere in Italia (Seb.27).
Ti guardo e ti do un nome: Ababa, Fiore. La tua bellezza potrebbe girare il mondo su una pagina patinata, ma tu sei qui e nulla sai dell’esistenza di altri mondi. Come sarai da grande? Che donna diventerai? Ti saranno risparmiate le fatiche grevi, gli innumerevoli parti, le umiliazioni? Ti sarà risparmiata la tradizione cruenta delle mutilazioni sul tuo piccolo corpo? […] 

[…] Quelle mutilazioni che tolgono alla donna il significato stesso della femminilità? Un groppo mi serra la gola, una morsa d’acciaio mi chiude lo stomaco e il respiro.
Ababa, Fiore, tra non molto avrei lasciato il tuo Paese, ma per sempre la tua immagine vivrà in me, simbolo di tutte le donne che ho amato e che ringrazio per avermi mostrato con gesti gentili il vero senso della vita.

Maria Clara Piacentini, Corale, in Lingua Madre Duemilaquindici. Racconti di donne straniere in Italia (Seb27).

È risaputo – sostiene Amref – che le Mutilazioni genitali femminili, conosciute anche come ‘taglio genitale femminile’ (Female Genital Cutting – FGC), includono procedure che causano intenzionalmente ferite agli organi genitali femminili, che vengono alterati, senza ragioni mediche. Oggi, più di 125 milioni di bambine, donne e ragazze appartenenti a 29 Paesi dell’Africa e del Medio Oriente vivono con i genitali mutilati. La maggior parte delle vittime hanno subito la mutilazione nel periodo compreso tra l’infanzia e i 15 anni di età. Nel 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha emanato una risoluzione sull’eliminazione delle mutilazioni genitali. Vari progressi sono dunque stati compiuti negli anni su questo fronte e oggi 24 dei 29 Paesi dove si concentravano maggiormente le mutilazioni genitali femminili hanno promulgato una normativa contro questa pratica.

Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale.
Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.
Si tratta di un’operazione umiliante ed estremamente dolorosa: un vero e proprio trauma. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all’infezione generalizzata (sepsi).
Molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell’intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.
Conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all’infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.